Avvenire di Calabria

Un ricordo particolare del santo polacco, definito da Giovanni Paolo II «santo dei nostri tempi difficili»

Ucraina, una terra nel cuore dei santi: Massimiliano Kolbe

Decisiva nella formazione e nella vita del futuro martire di Auschwitz, è stata la splendida città di Leopoli

di Pasquale Triulcio*

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San Massimiliano Maria Kolbe, santo polacco, legato alla terra ucraina. Riecheggiano ancora forti, dentro ognuno di noi, le parole pronunziate il 6 marzo da papa Francesco: «Cari fratelli e sorelle, in Ucraina scorrono fiumi di sangue e di lacrime. Non si tratta solo di un’operazione militare, ma di guerra, che semina morte, distruzione e miseria».


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La terra ucraina è stata ed è segnata dalla presenza di numerosissimi santi. San Massimiliano Maria Kolbe è uno di questi. Particolarmente importante, anzi decisiva nella formazione e nella vita del futuro martire di Auschwitz, è stata la splendida città di Leopoli (quella dello splendido Cristo della Cattedrale armena). Basti pensare che nei suoi scritti è citata ben 836 volte (!).

Un santo del «nostri tempi difficili»

Ripercorriamo, insieme “al santo dei nostri difficili tempi” (così Giovanni Paolo II) brevemente questo stupendo viaggio in una delle città più belle al mondo, minacciata seriamente dal flagello della guerra. Nel 1907 giunsero a Pabianice alcuni Francescani Conventuali dal convento di Lagiewniki, per svolgere una missione parrocchiale in occasione della Pasqua. A conclusione venne annunziata l’apertura proprio a Leopoli di un collegio per accogliere i giovani che avrebbero voluto aderire al carisma di Francesco d’Assisi.

Fu in quel momento che i fratelli Kolbe chiesero di essere accolti nell’Ordine. Raimondo aveva circa tredici anni e suo fratello qualcuno in più. Così nell’ottobre di quello stesso anno, accompagnati dal padre fino a Cracovia, i due proseguirono e giunsero da soli sino Lwow (chiamata dagli austriaci Lemberg), oggi conosciuta come Leopoli.

Raimondo visse in quel seminario tre anni, durante i quali completò gli studi umanistici avanzando parallelamente nella formazione spirituale. È a Leopoli che il giovane Kolbe inizia a progettare un “razzo per raggiungere la luna”.

Alcune testimonianze

Le notizie relative a questo periodo sono piuttosto frammentarie anche se non mancano testimonianze che descrivono la sua condotta scolastica ed il suo temperamento. Ne riportiamo di seguito qualche stralcio, tratto da quelle rese note da fra Bronislao Stryczny sopravvissuto a Dachau.

Egli verrà mandato dall’Ordine negli Stati Uniti dove morirà il 14 agosto 1974, a 33 anni dalla morte di Kolbe. Lasciamo a lui la parola: «Il mio amico si distingueva a scuola per il suo impegno e per il duro lavoro. Anche noi studenti ma soprattutto gli insegnanti, si meravigliavano della sua padronanza della matematica, profonda e davvero non comune. Dire che era gentile con noi è dire poco, ed era pronto ad aiutarci se avevamo difficoltà […]. Non c’è dubbio che godesse della nostra stima e del nostro affetto! Già tra il 1907 e il 1910 ipotizzò la possibilità di raggiungere la luna con un razzo e s’ingegnò in molte altre invenzioni non certo comuni».

Nell’ottobre 1911, San Massimiliano Maria Kolbe lasciò Leopoli e venne trasferito a Cracovia dove si fermerà un anno per perfezionare gli studi umanistici. Nell’autunno del 1912 i superiori gli comunicarono che era stato scelto assieme ad altri sei compagni per essere inviato a Roma al fine di studiare filosofia e teologia. Tra i frequenti contatti con la città ucraina, segnaliamo ciò che avvenne diciotto anni dopo.

Il ritorno a Leopoli

Il 12 giugno 1930 P. Massimiliano, a neanche tre mesi dall’arrivo, doveva lasciare Nagasaki, per dirigersi attraversando la Siberia in treno, a Leopoli. Era stato chiamato a partecipare al Capitolo Provinciale polacco. Ma si prefisse anche di far tappa a Roma per informare il nuovo Superiore Generale P. Domenico Tavani (eletto il 6 giugno di quell’anno) dell’andamento della missione.

Padre Massimiliano Kolbe a Leopoli incassò la piena fiducia del Capitolo e del Superiore Generale ottenendo la conferma della sua azione missionaria. Infine, l’8 dicembre 1937 venne invitato dalla Radio Nazionale di Varsavia a tenere una conferenza nel decennale della nascita della “Città dell’Immacolata”.

Kolbe, patrono dei radioamatori

Egli, tra l’altro, è stato dichiarato patrono dei radioamatori. Quella volta ebbe la possibilità di parlare apertamente al popolo polacco del fine delle sue opere di pace, facendo una disamina lucida e sincera dei pericoli che minacciavano l’uomo del suo tempo, offrendo gli strumenti per resistere innanzi ad essi.

La trasmissione fu talmente apprezzata che P. Massimiliano Kolbe fu invitato nuovamente per il 2 febbraio 1938. Il tema stavolta, riguardava anche Leopoli e riguardava il lavoro svolto da Niepokalanów durante l’anno precedente; ne venne fuori una sorta di bilancio che attirò ancor più benefattori e soprattutto vocazioni, principalmente da Leopoli: «[A Niepokalanów] Sono presenti consacrati dell’intera Polonia e di tutte le sue regioni. I più numerosi, dai 50 ai 70, provengono da ciascuno dei voivodati centrali di Varsavia, Bialistok, Kielce, Lublino e Leopoli».

Una preghiera per l'Ucraina

Concludiamo questo breve “viaggio” ricordando che anche la madre di p. Kolbe trascorrerà un intenso periodo a Leopoli. Infatti, in seguito alla morte precoce degli ultimi due figli Valentino e Antonio ed il dono totale a servizio della Chiesa di Francesco, Raimondo (il futuro San Massimiliano) e poi anche di Giuseppe, mamma Marianna già appartenente al Terzo Ordine francescano, chiese di entrare, in accordo con il marito Giulio, tra le Suore Benedettine di Leopoli prima e poi tra le suore di S. Felice da Cantalice di Cracovia, nel cui convento si spegnerà a 76 anni il 17 marzo 1946, quasi cinque anni dopo il martirio del figlio.


PER APPROFONDIRE: 8 marzo. Il “tweet” del Papa per mamme e bimbi in fuga dalle guerre


Affidiamo anche all’intercessione dei santi che anno amato l’Ucraina e alla Santa Vergine, questa terra tanto martoriata. Concludiamo con le parole fatte preghiera del papa: «Preghiamo insieme per l’Ucraina: qui davanti abbiamo le sue bandiere. Preghiamo insieme, come fratelli, la Madonna Regina dell’Ucraina. Ave o Maria…».

*docente di Storia della Chiesa (ISSR e IT Reggio Cal.)

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