Avvenire di Calabria

Il mese missionario ci propone una bella storia di passione e servizio nata in provincia di Reggio Calabria

Una vita in missione: Tito e Nunzia, nonni in Africa

Lui è un medico, lei invece insegna: nonostante il tempo sia passato e la loro famiglia cresciuta continuano a impegnarsi con tutta la forza per i bambini del Continente africano

di Gianluca Del Gaiso

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Lui è un medico, lei invece insegna: oggi sono nonni e si spendono con tutta la forza per i bambini che sono in Africa. Il mese missionario ci propone una bella storia di passione e servizio nata in provincia di Reggio Calabria.

Inizio di un sogno: un incontro che cambia la vita

Tito e Nunzia vivono a Bova Marina nel cuore dell’Area Grecanica. Siciliana lei, reggino doc lui. Lei insegnante, lui medico. Si sono incontrati da ragazzi quando avevano entrambi un sogno nel cuore: quello di poter andare in Africa ed essere di aiuto al prossimo. Tito ci arriva per prima, dopo la laurea. La sua destinazione è Kalongo in Uganda. Ci resta oltre un anno e anche Nunzia ha modo di raggiungerlo. Conoscono padre Giuseppe Ambrosoli, la loro vita cambia.



Ma la situazione già difficile nell’area precipita improvvisamente. L’ospedale viene abbandonato e i due tornano in Italia. Il progetto è quello di farci ritorno non appena sposati. Ma non era questo il tempo previsto per la realizzazione del loro sogno.


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Da quella prima esperienza passano ben venticinque anni. Nel frattempo si sposano. Diventano a loro volta genitori e nonni. Poi con quella magia che solo la vita sa regalare quel giorno arriva e festeggiano proprio nella loro Africa l’anniversario di matrimonio. Riescono anche a tornare a Kalongo per la beatificazione di padre Ambrosoli. È per loro una grande emozione.

Tanto è cambiato ma non lo stato di povertà in cui la maggior parte della popolazione vive. Si muore per pochi euro necessari ad un ricovero, i bambini con disabilità sono ancora trattati come fantasmi da allontanare. C’è tanto da fare e i due si rimboccano subito le maniche.

È la loro chiamata, lo sentono nel cuore. Dopo un anno, la missione diventa quella della vita. Ci tornano ogni anno per cinque mesi suddivisi in due missioni tra l’autunno e la primavera.

Il ritorno in Africa: una nuova missione

Tito è sempre impegnato in prima linea nell’ospedale come all’inizio di questa avventura. Nunzia costruisce una possibilità di futuro per quei bambini. Il suo chiedere come poter essere utile trova presto una strada, ancora una volta “per caso”. Incontra una bambina molto malata a una festa in un villaggio.

Un incontro emotivamente difficile ma che le fa scattare qualcosa dentro. Si attiva subito per farla operare prima che il suo male la porti alla morte. Ma non c’è solo lei ad avere bisogno. Mancano protesi, alcuni bambini vanno operati ed assistiti, per tutti è quasi impossibile andare a scuola.

La Casa di Giovanni: una speranza per i bambini

Nasce la prima casa “di Giovanni”. Uno spazio accanto all’edificio scolastico che ospita le prime bambine. Le distanze non sono più un problema e adesso hanno anche un tetto, l’acqua, dove dormire, i libri e i quaderni.

Un anno di lavori e finalmente varcano il portone d’ingresso. La Provvidenza sostiene anche il progetto della casa per i maschietti grazie anche in questo caso ad un incontro fortuito. Negli anni i piccoli crescono e tornano a vivere.



Quell’idea di inclusione inizialmente osteggiata in un certo senso dalla comunità locale trova ora invece il pieno sostegno. Dopo lo studio serve un lavoro perché questi ragazzi possano avere la loro dignità. È la nuova frontiera di questa missione. Una casetta che possa fungere da laboratorio dove potranno creare e vendere i loro prodotti. Nel frattempo un nuovo ponte con l’Italia è stato costruito da Tito per quei bambini gravemente malati che necessitano di interventi difficili da effettuare sul posto. La strada sognata tanto tempo fa ora sembra essere un sentiero che si apre giorno dopo giorno con fiducia.

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