Avvenire di Calabria

L'uomo non nuovo a proteste eclatanti, la singolare iniziativa questa mattina attorno alla cinque

Reggio Calabria, sale sulla gru del cantiere del Palazzo di Giustizia: la protesta dell’imprenditore Quattrone

La richiesta via social: «Sia fatta giustizia. Sulla mia vicenda non chiedo nulla: solo di avere voce»

di Redazione Web

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L'imprenditore di Reggio Calabria Francesco Gregorio Quattrone torna a far sentire la propria voce per rilanciare, questa volta in modo più eclatante rispetto alle volte precedenti, il proprio appello e la propria richiesta di giustizia.


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Nei giorni scorsi si era incatenato davanti alla procura della Repubblica di Catanzaro. Dopo l'assoluzione per fatti di mafia dell'ottobre 2020 e l'accusa, decaduta, di partecipazione alla 'ndrangheta, rivendica la restituzione dei propri beni ancora confiscati. Il mese scorso la Corte d'appello dello stesso capoluogo di regione aveva respinto la richiesta di revoca della confisca avanzata dai legali dell'uomo.

L'imprenditore reggino del quartiere Gallina, Francesco Gregorio Quattrone, questa mattina, per rilanciare la propria richiesta, si è voluto spingere oltre.

Attorno alle 5 del mattino è salito sulla gru presente all'interno del cantiere del costruendo Palazzo di Giustizia a Reggio Calabria, esponendo uno striscione con su scritto: «Giustizia giusta, la certo e la voglio. Quando l'ingiustizia diventa legge, ribellarsi è un dovere al diritto».


PER APPROFONDIRE: Regione, il nuovo Palazzo di Giustizia di Reggio approda in giunta


È stato lo stesso imprenditore, un tempo molto attivo nel settore della ristorazione (già titolare di Arca di Joli, Luxury, Albergo Arca e Unicità), ad annunciarlo attraverso la sua pagina Facebook. Sul posto sono giunti gli agenti della polizia di stato, dopo l'allarme lanciato dalle pattuglie dell'esercito a presidio del vicino palazzo del Cedir, dove hanno sede gli uffici giudiziari reggini.

Nel suo video messaggio via social, Quattrone si è presentato come «imprenditore derubato dall'ingiustizia italiana». «Oggi - ha aggiunto - è il 4 settembre 2023 e io, come avevo anticipato giorni addietro, sono qui, a circa 20 metri a rischiare la mia vita».

Una scelta, spiega, mossa dalla rabbia e dal dolore. «Io starò qua, rischierò quello che rischierò perché, per me, per i miei sacrifici per quelli dei miei genitori, dei miei figli e di mia moglie, ne vale la pena. Io non chiedo niente se non di avere voce sulla mia vicenda», ancora le sue parole.

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