Avvenire di Calabria

Sudan: Save the Children, almeno 2.435 bambini uccisi o feriti dall’inizio delle violenze. “Alto rischio epidemie”

di Redazione Web

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In tutto il Paese, almeno 2.435 minori sono stati uccisi o feriti dall’inizio del conflitto ai recenti scontri nella capitale. Secondo numerose testimonianze raccolte da Save the Children “sembra che a Khartoum migliaia di cadaveri siano in decomposizione e gli obitori al collasso a causa di interruzioni di corrente e insufficiente capacità di conservare i corpi, esponendo così famiglie e bambini a un rischio crescente di malattie”. La capitale del Sudan ha subito intermittenti blackout elettrici e l’interruzione delle comunicazioni da quando è scoppiato il conflitto ad aprile, con gli scontri che nelle ultime settimane si sono intensificati nelle strade della città. “La prolungata mancanza di energia elettrica ha lasciato gli obitori della città senza refrigerazione, con la conseguente decomposizione dei corpi a causa del caldo – riferisce l’organizzazione umanitaria –. Una situazione che espone la popolazione della città al rischio di gravi epidemie”. Inoltre, secondo il Sudanese doctors syndicate, un sindacato di medici, non è rimasto personale medico negli obitori, lasciando così i corpi esposti e senza cure. Degli 89 principali ospedali della capitale e delle regioni del Paese, 71 sono fuori servizio, mentre il resto funziona parzialmente. Alcune strutture sanitarie sono state occupate da gruppi armati, sottraendo cure salvavita a milioni di minori e alle loro famiglie. Ci sono stati almeno 53 attacchi contro le strutture di assistenza sanitaria, che hanno provocato 11 morti da aprile. L’assenza di un laboratorio di sanità pubblica funzionante, attraverso il quale verrebbe normalmente segnalata un’epidemia di colera, rende difficile valutare lo stato della crisi. Khartoum sperimenta tipicamente epidemie di colera durante la stagione delle piogge annuale, iniziata a giugno e questo rende molto concreta la possibilità che si ripresenti. Save the Children chiede alle parti in conflitto di “concordare un’immediata cessazione dei combattimenti in Sudan e trovare una soluzione pacifica al conflitto”. Save the Children lavora in Sudan dal 1983 e supporta attualmente quasi più di 100 strutture sanitarie e cliniche per la nutrizione in tutto il Sudan, comprese otto cliniche mobili. Dall’escalation del conflitto ha importato circa 37 tonnellate di forniture mediche e farmaci di emergenza e implementato una campagna di vaccinazione rivolta ai bambini per proteggerli da malattie come colera, poliomielite e morbillo.

Fonte: Agensir

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