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Le strutture psichiatriche residenziali di Reggio Calabria sono al centro di una situazione di stallo che coinvolge pazienti, familiari e operatori. La minaccia di chiusura e trasferimento dei pazienti ha spinto le famiglie a scendere in piazza, mentre la Regione cerca soluzioni per garantire continuità ai servizi. Un nuovo incontro è previsto per lunedì 11 novembre, alla Cittadella di Catanzaro, nella speranza di ottenere risposte concrete.
Il 28 ottobre, i familiari dei pazienti psichiatrici reggini hanno occupato la sede della direzione generale dell'Asp di Reggio Calabria per denunciare l'imminente chiusura delle strutture e il conseguente trasferimento dei pazienti. Un'azione disperata che evidenzia il loro stato di tensione.
La questione delle strutture psichiatriche in riva allo Stretto continua, infatti, a tenere banco, in attesa che si possano trovare le soluzioni necessarie non solo ad evitare la chiusura, ma soprattutto a garantire il prosieguo di un servizio fondamentale che molte famiglie, oggi, si trovano costrette a ricercare altrove, anche fuori regione, con notevole dispendio di risorse.
La vicenda è nota ed è finita anche al centro di una recente sentenza del Tar che ha riconosciuto le ragioni delle cooperative sul mancato accreditamento. A seguito del ricorso, l’incertezza continua a regnare, con il rischio sempre più concreto che queste strutture storiche, attive da oltre trent’anni, vengano smantellate. Ecco perché ieri mattina (mercoledì 6 novembre), familiari e operatori delle realtà psichiatriche reggine si sono ritrovati nuovamente in piazza a manifestare.
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Lo hanno fatto a margine di un incontro a Reggio Calabria, a cui hanno preso parte i vertici dell'Azienda sanitaria provinciale e della Sanità regionale, in cui si parlava di innovazione e gestione delle risorse umane. Il presidio è stato sostenuto da Usb e CooLaP con l'intento di chiedere, in primis, al presidente della Regione Roberto Occhiuto, di adottare misure concrete per garantire il futuro delle strutture psichiatriche e di sostenere il personale che vi lavora.
Un nuovo incontro è stato convocato per lunedì 11 novembre, alle 18:30, con le strutture psichiatriche residenziali di Reggio Calabria. La convocazione porta la firma del presidente della Regione Roberto Occhiuto, che è anche commissario alla Sanità in Calabria. All'incontro parteciperanno USB Calabria, Lega Coop Calabria, UNCI Calabria e CooLaP, e si attende la presenza dello stesso Occhiuto per discutere delle misure necessarie alla continuità del servizio.
«È fondamentale che la politica riconosca l’importanza di questi servizi e investa nella loro crescita, anziché nella loro dismissione», sottolineano dal canto loro familiari e Coop. Del resto, anche i recenti episodi di cronaca, seppur registrati in altre realtà italiane, evidenziano la necessità di rafforzare i presidi psichiatrici in tutto il Paese al fine di limitare il verificarsi di eventi dietro cui, molto spesso, c'è un disagio mentale.
Giuseppe Foti, educatore psichiatrico di Reggio Calabria, richiama l’attenzione su un aspetto cruciale. La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Italia nel 2009, «obbliga lo Stato italiano a promuovere, proteggere e garantire i diritti delle persone disabili. Eppure, come dimostrabile, queste promesse non sono state mai mantenute». Secondo Foti, «l’attitudine che si presenta è quella di scegliere la via più facile: impoverire i servizi riservati ai bisogni dei più fragili».
«Nella nostra città, Reggio Calabria, questo processo di depotenziamento avviene da tempo», continua Foti, «perché le politiche regionali, presenti e passate, hanno sempre più badato a un presunto risparmio che ha colpito per primi i disabili psichiatrici». Cita quindi il celebre psichiatra Franco Basaglia: «Smascherato, il potere non sa cosa dire e dà uno spettacolo di sé che è vergognoso e che da solo conferma la forza di chi lo rifiuta».
«In questi tanti anni i lavoratori delle strutture, meglio comunità, hanno contrastato quello che oggi, in tutto il mondo, è definibile uno dei mali del secolo, la solitudine», ancora la testimonianza di Foti. «La solitudine, compagna nel cammino della nostra vita, ci spinge a confrontarsi con gli abissi della nostra interiorità, rendendoci fragili e persi: nessuno è immune. Presumibilmente questa paura ancestrale del diverso muove la politica e la società a respingere, più che ad accogliere», ancora l'amara riflessione.
«Non è possibile curare le persone sole e perse nel mondo senza saper cogliere cosa ci sia dietro ad un volto o in uno sguardo», per questo, prosegue l'educatore psichiatrico, «parlare di disagio mentale è cosa seria e non ascrivibile a semplici e freddi numeri statistici o discorsi in politichese. La complessità del tema trattato merita maggiore tempo e attenzione ed è per questo che mi sento a dir poco incredulo quanto le varie istituzioni politiche e sanitarie lo trattano con irritante banalità. I Greci antichi questa tendenza la definivano con un semplice termine “hybris” che è traducibile con arroganza… saggi antenati!».
Foti conclude con una riflessione più profonda: «Le comunità psichiatriche, va capito, hanno una rilevanza sociale che va tutelata e che nel nostro territorio ha ridato dignità, cura e soprattutto una famiglia a molti pazienti soli e abbandonati nel mare della vita, incapaci di cogliere il senso dell’esistenza». Il disagio mentale «va trattato con sensibilità e va difeso da chi non vede un problema nell’estirpare dalle proprie radici e dai propri affetti una persona».
Rivolgendosi in primis alla politica, Foti conclude: «La capacità corretta è quella che vede la fatica e l’affronta, senza scegliere la via più comoda per risolvere i problemi: si chiama responsabilità verso il prossimo».
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