Avvenire di Calabria

Sinodo: card. Sako (patriarca caldeo), “sorprendente interesse per le Chiese orientali”

di Redazione Web

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Un sorprendente interesse per le Chiese orientali. È questo uno dei principali punti emersi al Sinodo sulla sinodalità che si chiuderà domenica 27 ottobre. A sostenerlo è il patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, presente in Vaticano tra i padri sinodali. In una nota diffusa oggi, Mar Sako tratteggia i punti emersi nelle giornate di lavoro e definisce il Sinodo “un’opportunità straordinaria per riflettere, pianificare e agire su come la Chiesa cattolica può andare avanti, e su come le Chiese orientali affrontano le proprie sfide come le migrazioni, il rispetto dei diritti, l’adattamento delle pratiche e dei rituali, il rinnovamento del lavoro pastorale e la cooperazione tra le diverse comunità ecclesiali”. Per dare nuovo slancio alla vita delle Chiese orientali alla luce del Sinodo, spiega il cardinale iracheno, serve “la partecipazione attiva dei credenti laici di entrambi i sessi. Alle Chiese orientali è richiesto di portare speranza nella nostra regione”. Altro punto fondamentale per Mar Sako è la “formazione sostenibile del clero e dei credenti di entrambi i sessi. È imperativo che la Chiesa prepari programmi moderni per formare il clero non solo alla teologia, ma anche al lavoro pastorale, alla sociologia, alla psicologia, all’amministrazione, in modo che possano rispondere meglio ai bisogni delle comunità. I credenti laici dovrebbero anche partecipare a processi di formazione che li rendano attivi nella vita ecclesiale piuttosto che dipendenti, e li aiutino a interagire con le culture locali nei contesti in cui esistono chiese orientali”. Mar Sako parla anche della “trasparenza economica e lotta alla corruzione”: “la trasparenza nella gestione dei fondi ecclesiastici è essenziale per mantenere la credibilità delle istituzioni” ribadisce. “Dovrebbero essere stabiliti sistemi di controllo finanziario e standard di controllo più efficaci per evitare abusi e garantire che le risorse siano investite in conformità con i principi cristiani”. Particolare importanza, per il patriarca caldeo, è la “testimonianza unitaria che le chiese orientali devono dare nei Paesi a maggioranza musulmana”. Le rivalità interne alle Chiese, infatti, “minano la missione di pace e di coesione, mentre una stretta cooperazione può promuovere una presenza più visibile e credibile”. Da qui la proposta di istituire “tavoli di dialogo permanenti, a livello di Chiese e religioni, per promuovere la comprensione reciproca e affrontare questioni comuni, come la libertà religiosa, la pace e la convivenza”. Allo stesso tempo, si legge nella nota del cardinale “le comunità orientali della diaspora devono essere sostenute per preservare le loro tradizioni spirituali e culturali, evitando ogni chiusura o ghetto”. Per Mar Sako “è necessario anche intensificare gli sforzi per sostenere i cristiani nei loro Paesi di origine e fornire loro un’assistenza concreta. Mantenere la presenza cristiana in Medio Oriente deve essere una priorità condivisa tra le diverse Chiese, perché queste Chiese rappresentano le radici del cristianesimo”. Altra preoccupazione per le Chiese orientali deve essere “la difesa della libertà religiosa, specialmente nei contesti dove i cristiani sono esposti. Le Chiese dovrebbero rafforzare la loro cooperazione con le autorità civili, le organizzazioni internazionali e le autorità religiose musulmane con una visione chiara per migliorare la protezione dei cristiani, i loro diritti e la libertà di culto”. La nota termina con le raccomandazioni relative alla conservazione del patrimonio liturgico e linguistico delle Chiese orientali, alla promozione del loro patrimonio culturale e artistico, all’intensificazione del dialogo ecumenico, e di quello con l’Islam e l’ebraismo, “con cui le Chiese orientali condividono radici bibliche, teologiche e spirituali. Questo dialogo sincero tra le tre religioni, cristianesimo, islam ed ebraismo – conclude Mar Sako – può smantellare tutte le forme di estremismo ideologico e di violenza, promuovere la comprensione reciproca, il rispetto delle tradizioni e la ricerca comune di giustizia, uguaglianza, pace e stabilità nella regione”.

 

Fonte: Agensir

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