Avvenire di Calabria

Settimana sociale: mons. Trevisi (Trieste), “una grande tovaglia realizzata dagli studenti per spiegare cosa vuol dire partecipare”

di Redazione Web

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(da Trieste) Una grande tovaglia, realizzata dagli studenti. E’ l’originale e variopinto “striscione” di benvenuto che accoglie gli oltre mille delegati al Centro Congressi di Trieste. Ad illustrarla, dando loro il benvenuto nella cerimonia di apertura dei lavori, è stato mons. Enrico Trevisi, vescovo di Trieste. “Sono stati alcuni insegnanti che si sono posti l’interrogativo: come aiutare le nostre classi a lavorare sul tema della settimana sociale dei cattolici”, ha raccontato il presule: “Certo si può ragionare di partecipazione e di democrazia, ma si può anche sperimentare la partecipazione: e così, nella logica della ‘peer education’ gli studenti delle superiori sono andati ad aiutare quelli delle medie e quelli delle medie quelli delle elementari. Ma non solo per ragionare di cosa vuol dire ‘partecipare’, ma anche per realizzare una lunghissima tovaglia, in un’esperienza estetica-operativa, ispirati dall’artista fra’ Sidival Fila”. “Si è partiti dalle famiglie, dalle case”, ha spiegato Trevisi: “Ogni studente doveva scegliere una stoffa significativa della sua famiglia che in qualche modo raccontasse un pezzo di storia, di vita familiare: per esempio un pezzo di una vecchia coperta di quando si era bambini; un pezzo di maglietta di calcio con la quale, accompagnati dal papà si andava a giocare; un pezzo di una tovaglia logora attorno alla quale tante volte si aveva mangiato insieme… A scuola si sono portati questi pezzi di stoffa e si è imparato a cucirli, aiutati dai più grandi. È bella la metafora: la scuola come l’istituzione che insegna a creare legami, a tessere legami di storie familiari. Su questi pezzi di stoffa ciascuno ha scritto qualcosa: chi il proprio nome, chi uno slogan che riassumesse un qualche aspetto di cosa significhi ‘partecipare’”. Ne è saltata fuori una tovaglia di 90 metri e larga 180 centimetri, a cui hanno collaborato quasi 2000 ragazzi, sia di lingua italiana che slovena. “Poi l’hanno stesa in piazza Unità di Italia”, ha proseguito il vescovo: “I più grandi – circa 1100, più i loro insegnanti – vi hanno pranzato attorno. E poi dai loro zainetti hanno estratto pasta, riso, tonno, passata di pomodoro… per i poveri, per quelli che a quella mensa non c’erano. E si sono raccolte ben più di 12 ceste piene. È il miracolo della condivisione. Dalla partecipazione alla condivisione. Dalle famiglie e dalle loro storie, per la mediazione della scuola, si è arrivati – tutti sorridenti – al centro della città: piazza Unità d’Italia. La scena era bellissima: e non è mancata l’ispirazione di cogliervi come una grande tovaglia di altare, attorno alla quale tutti si è affamati, e non solo di pane ma dell’Amore di Dio. Tutti bisognosi di Lui. E saziati da Lui. Per ripartire ricordando chi ancora non ha partecipato a quella mensa. Un tessuto è fatto di trama e ordito, cioè da due sistemi di fili. L’insieme di fili longitudinali è chiamato ordito; il sistema di fili orizzontali è chiamato trama. Tuttavia nella nostra lingua ci sono vocaboli che dicono la contraddizione e l’inganno che possono serpeggiare in una società: ordire e tramare. ‘Ordire e tramare un complotto’”. Ecco la partecipazione distorta. Vi auguro invece di saper contribuire a rilanciare l’apporto dei cattolici alla costruzione della società civile e della nostra democrazia. A me la metafora della grande tovaglia degli studenti triestini evoca tanti bei pensieri di autentica partecipazione”.

Fonte: Agensir

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