Avvenire di Calabria

Settimana sociale: Cordella (Fattoria Di Vaira), “la terra non ci viene data in eredità dai nostri genitori ma in prestito dai nostri figli”

di Redazione Web

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“Il caporalato esiste. E siamo tutti complici, quando andiamo a comprare una passata di pomodoro a 68 centesimi. Siamo complici di chi lascia morire un uomo con il braccio tagliato”. Lo ha detto ieri Fabio Cordella, direttore della Pastorale sociale della diocesi di Termoli e amministratore delegato della Fattoria Di Vaira, intervenendo ai “Dialoghi delle Buone Pratiche” su “Agricoltura, impresa e sviluppo sostenibile, dell’ambiente e dei diritti” che si è svolta a Trieste nell’ambito della 50ª Settimana sociale dei cattolici. “Si vota anche con il portafoglio”, ha sottolineato citando Leonardo Becchetti. A dialogare con lui Francesco Quadagnoli de Il Piccolo di Trieste, Giulia Giubran di Economy of Francesco, Alfredo Mazza del consorzio Buonaterra di Messina e Maria Makarova della Fondazione Augurusa.
La Fattoria Di Vaira, che coltiva 600 ettari nell’altopiano di Petacciano in Molise, dà lavoro a 60 persone e produce broccoli, finocchi, olio, pomodori per i negozi Naturasì di tutt’Italia, nasce dalla crisi di un ente di beneficienza che gestiva il terreno come attività formativa per i ragazzi orfani della Seconda Guerra mondiale.
“L’ente ha gestito le attività benefiche fino al 2007, quando tutta l’economia italiana va in crisi – ha spiegato -. In quel momento il gruppo NaturaSì stava cercando prodotti biologici nel Sud e una partnership con un organismo agricolo. Da qui nasce la nostra azienda, attenta ai bisogni delle persone che ci lavorano (spesso facciamo da garanti ai dipendenti con Banca Etica) e dell’ambiente: riusciamo a immagazzinare 2,5 tonnellate di Co2 l’anno con la nostra produzione”.
I cambiamenti sociali nascono dal basso. “Noi vendiamo il petto di pollo a 28 euro al chilo – ha affermato -. Posso permettermelo? Se lo compro tutti i giorni no, ma una volta alla settimana magari sì. E le buone pratiche si portano avanti tutti insieme. La Chiesa ha tanti terreni, pochi sono biologici. Perché non creare un’economia circolare attorno a tutto questo? Significa, è vero, cambiare la gestione ma pensate a quanto si potrebbe risparmiare in termini di Co2. E questo è proprio il Papa giusto per farlo. La terra non ci viene data in eredità dai nostri genitori ma in prestito dai nostri figli”.

Fonte: Agensir

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