Avvenire di Calabria

L'operazione condotta dai Carabinieri del Noe è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria

Ecoreati, rifiuti smaltiti illecitamente: maxi sequestro di beni in Calabria

Nell'inchiesta ancora in fase preliminare coinvolte diverse società operanti nel settore: alcune non avrebbero avuto le dovute autorizzazioni

di Redazione Web

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I Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Reggio Calabria, con il supporto dei comandi territoriali di Reggio Calabria e Cosenza, hanno portato alla luce un vasto sistema di traffico illecito di rifiuti svolto su buona parte del territorio calabrese. L’operazione è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia: numerose società coinvolte.

Rifiuti di carta e cartone smaltiti illegalmente

L'indagine, denominata "Carta Canta", ha svelato una rete di società e imprenditori che, in modo sistematico e organizzato, gestivano il traffico illecito di rifiuti di carta e cartone.


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Questi rifiuti, prodotti da centinaia di esercizi commerciali nella provincia di Reggio Calabria, venivano spediti senza il necessario trattamento preliminare, eludendo così i controlli sulla tracciabilità e annullando i costi derivanti dal corretto smaltimento.

Il ruolo delle aziende coinvolte

Tra le società figurano la RSR di Rotolo Rosario e RSR Ambiente srl con sede a Ricconi. Secondo gli inquirenti avrebbero operato «sprovviste di autorizzazione al trattamento dei rifiuti nonché alla successiva trasformazione degli stessi in “materia prima seconda”».


PER APPROFONDIRE: Ecoreati, il triste primato della Calabria


I rifiuti sarebbero poi stati spediti a Calabra Maceri e Servizi spa di Rende (CS), «senza il preventivo trattamento, utilizzando un semplice documento di trasporto, di modo da farli configurare come merci e così eludere i controlli sulla tracciabilità dei rifiuti, consentendo altresì l’azzeramento dei costi derivanti dal loro corretto trattamento».

Impatto sull'ambiente e sulla gestione del ciclo rifiuti

Le indagini hanno consentito di ricostruire come la gestione illecita si sia protratta per almeno quattro anni, anche grazie alla collaborazione di altre piattaforme di trattamento dei rifiuti, società finite nel mirino degli inquirenti, tutte con sedi nel territorio della Piana di Gioia Tauro.

La prassi illecita emersa durante la prima fase di attività di indagine avrebbe consentito «ai vertici dell’organizzazione di assicurarsi una rilevante posizione sul mercato, operando illecitamente anche quali intermediari nel settore dei rifiuti, sempre in assenza di alcun titolo autorizzativo, e inviando i rifiuti - solo formalmente trattati - a società ubicate su tutto il territorio nazionale».


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L'operazione dei Carabinieri ha portato al sequestro preventivo delle quote patrimoniali e dell'intero compendio aziendale di sette società, per un valore complessivo di oltre 20 milioni di euro.

Misure cautelari e indagini in corso

Due imprenditori, ritenuti al vertice dell'organizzazione illecita, sono stati sottoposti a sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente. La gestione delle aziende sequestrate è stata affidata a due amministratori giudiziari nominati dall'Autorità Giudiziaria, per garantire la continuità dei servizi offerti. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, sono ancora in corso e mirano a verificare ulteriormente la gravità delle accuse mosse.

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