Avvenire di Calabria

Regno Unito: la piccola Indi non potrà morire a casa sua. La ventilazione artificiale verrà interrotta domani pomeriggio. Genitori ricorreranno in appello

di Redazione Web

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Non avrà nessuna possibilità di morire a casa sua, come hanno chiesto i genitori, la piccola Indi Gregory, la neonata di otto mesi, affetta da una malattia rara del Dna mitocondriale, alla quale, da mesi, i medici dell’ospedale Queen’s Medical di Nottingham vogliono staccare i supporti vitali. Con un’ennesima sentenza il giudice dell’“Alta Corte” britannica, Robert Peel, che già più volte si è pronunciato sul destino della bambina, ha deciso che la ventilazione artificiale, che la mantiene in vita, andrà interrotta a partire dalle 15 ora italiana di domani.

I genitori di Indi, Dean Gregory, 37 anni, e Claire Staniforth, 35 anni, hanno già fatto sapere che ricorreranno in appello, anche se non è chiaro se la legge concederà loro questa possibilità. E, anche se il ricorso dovesse avere via libera, è probabile che verrà respinto, come è già capitato più volte. Inutili sono stati i ripetuti tentativi dell’Italia, che ha concesso a Indi la cittadinanza e aperto le porte dell’ospedale “Bambino Gesù” di Roma, di salvare la piccola. Sempre oggi il console italiano di Manchester, Matteo Corradini, nel suo ruolo di “giudice custode” di Indi, italiana soltanto da lunedì, ha emesso una misura di emergenza che riconosce l’autorità dei tribunali italiani, in questo caso, e autorizza l’immediato trasferimento della piccola all’ospedale “Bambino Gesù”.

Tuttavia il nuovo provvedimento è stata ignorato sia dall’ospedale di Nottingham che dalle autorità britanniche. Da giorni l’ambulanza aerea attende, fuori dal “Queen’s Medical”, pronta a trasportare Indi, ma i medici che l’hanno in cura non hanno alcuna intenzione di lasciarla andare.

Secondo la charity britannica del movimento per la vita “Christian Concern”, che assiste legalmente la famiglia Gregory, già questa settimana i dottori volevano interrompere i supporti vitali, benché la loro intenzione contraddica il piano di fine vita preparato dall’ospedale di Nottingham, secondo il quale la decisione su dove morirà la piccola tocca ai genitori.

Fonte: Agensir

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