Avvenire di Calabria

Il M5s prova a resistere alle pressioni della Lega: l'approvazione in Consiglio dei Ministri è rinviata a lunedì

Regionalismo, ecco i primi effetti: 5 miliardi in meno per il Sud

Federico Minniti

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Partiamo dalle considerazioni finali: l’Autonomia si farà. L’ennesimo rinvio, lunedì alle 15 nella Sala Verde di Palazzo Chigi, non equivale alla fine del sogno indipendentista di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Tutt’altro. La riunione–fiume di mercoledì scorso, infatti, ha smussato alcune richieste delle regioni referendarie entrando nel merito di due (delle tre) macro–questioni al vaglio del Governo: la sostenibilità finanziaria e l’iter di approvazione.

E la Lega, seppur con qualche malumore, ha assecondato le prime richieste dei pentastellati. Lunedì, invece, sarà il giorno delle competenze con il M5s pronto a mediare sui rapporti di forza tra i dicasteri e gli Enti locali, soprattutto quelli a trazione grillina. Ma andiamo con ordine, partendo dalle deduzione del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, e della schiera di sottosegretari e burocrati del Mef che sono intervenuti nella serata del 3 luglio.

L’accordo è stato trovato: accantonare il «costo medio pro capite» per partire “semplicemente” dalla spesa storica e passare, in 5 anni, alla spesa e ai costi standard. Ma cosa vuol dire? Confermare il 72% dei trasferimenti statali al Centro–Nord, mentre al Sud – tecnicamente – spetterebbe il 34% (al fronte del 28% attualmente erogato). Tradotto: un ulteriore taglio di 5 miliardi dei fondi “di diritto” del Mezzogiorno.

Sull’iter parlamentare è intervenuto direttamente Salvini: «L’intesa dovrà essere sottoposta alle Regioni, e poi il Parlamento che dovrà discutere: ci sono le commissioni che possono suggerire, modificare, per carità». Altro che testo non emendabile come sosteneva Fontana, governatore lombardo. Il testo passerà le forche delle commissioni prima e del Parlamento dopo.

E sarà battaglia su alcuni punti, gli stessi che dividono gli uomini e le donne dell’Esecutivo in queste ore, ossia le competenze da trasferire alle regioni. Battitore libero in tal senso è il ministro del Sud, Barbara Lezzi, sostenuta dal Presidente della Camera, Roberto Fico. Sanità, infrastrutture e trasporti sembrano essere destinati alla totale regionalizzazione, più difficile il discorso su istruzione e cultura.

Il «regionalismo differenziato» si farà e il Contratto di Governo parla chiaro. Ma per Salvini e i suoi, probabilmente, la discussione sarà rinviata in autunno. Sempre che l’8 luglio si proceda con la discussione in Consiglio dei Ministri. Il rischio? Che il primo governo gialloverde venga immolato nel nome della «secessione dei ricchi».

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