Avvenire di Calabria

Intervista alla responsabile scientifica della struttura Pythagoras di Reggio Calabria

L’ora di contemplazione presso l’«oratorio laico»

Tanti i punti di unione tra la vita spirituale e l’osservazione dei pianeti. «Il cielo racconta la Gloria di Dio», ricorda il Salmo 19

di Davide Imeneo

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l Planetario Pythagoras di Reggio Calabria rappresenta un polo scientifico-culturale d’eccellenza per il territorio metropolitano, le cui attività sono molto seguite dai cittadini.


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Abbiamo avuto l’opportunità di confrontarci con la professoressa Angela Misiano, responsabile scientifica del planetario, per scoprire di più su questo luogo straordinario, non a caso definito «oratorio laico».

Qual è il ruolo di un Planetario, in particolar modo del nostro, all’interno di una comunità?

Il planetario non è un “Museo” nell’ accezione classica del termine, ma è più vicino ad un teatro dove narrazione, proiezione, immagini del cielo, abbinate alla musica consentono un viaggio nelle spazio e nel tempo offrendo uno spettacolo straordinario. In questi 20 anni il Planetario di Reggio Calabria è diventato una eccellenza culturale, educativa e, da qualche anno, anche un attrazione turistica. Mi piace definirlo un “oratorio laico” che ha come obiettivo quello di riuscire ad avvicinare alla scienza chiunque, nella convinzione che una educazione scientifica è in grado di produrre una maggiore attenzione verso i problemi della società. Un luogo dove i giovani, accomunati dall’interesse per le discipline scientifiche, possono incontrarsi, trascorrere del tempo insieme condividere gli stessi ideali di bellezza, rispetto, dignità, umanità, tolleranza.

Ci racconti un po’ di lei…come è nata la sua passione per l’astronomia?

Sono nata e cresciuta in una frazione di Palizzi nella Ionica e qui, nelle notti d’estate, l’unico teatro a cui si poteva assistere era quello rappresentato dalle stelle. I miti, raccontati spesso in grecanico dalle persone anziane, seduti sui gradini di casa, sotto un cielo nerissimo, sono stati il mio primo incontro con l’astronomia.

Planterio Pythagoras Reggio Calabria. Angela Misiano durante una lezione per ragazzi e adulti

All’epoca non era una passione, lo divenne quando rispolverai dal cassetto dei ricordi le favole del cielo per una mia crescita professionale, da docente di matematica e fisica. Spesso, a conclusione degli esami di stato, alla domanda sul futuro dei maturandi quasi nessuno parlava di fisica e tanto meno di matematica. Ancora più frustrante era incontrarli, quasi prossimi alla laurea, e sentirmi dire che non “ricordavano” quasi nulla delle discipline scientifiche. Ho pensato che una parte di responsabilità dovesse essere nel mio modo di insegnare: probabilmente non riuscivo a fare cogliere loro la bellezza delle discipline scientifiche. Sentivo che dovevo delineare lo svolgimento di un programma di fisica che potesse suscitare maggiore interesse. E l’astronomia fu la risposta.


PER APPROFONDIRE: La Metrocity celebra il ventennale del Planetario Pythagoras


Non erano forse stati Arato, Esiodo, Lucrezio, Platone e soprattutto Seneca a portarmi verso studi scientifici? Rispolverai dal cassetto dei ricordi le favole del Cielo e conclusi che forse avrei interessato ed emozionato di più gli allievi se, invece di fare rotolare palline su di un piano inclinato, avessi fatto rotolare pianeti attorno al Sole. Cominciai a parlare in classe di queste mie idee e, in maniera del tutto casuale, scoprii che un mio allievo possedeva un telescopio. Era un rifrattore altazimutale con il quale cominciai a fare esperienza con il puntamento e la messa in stazione, operazioni che i ragazzi effettuavano con una facilità sorprendente. Era solo l’inizio di un mio percorso di “formazione” perché, se poteva essere semplice, se non banale, sostituire palline con Pianeti, banale non era utilizzare il Cielo come Laboratorio. Per acquisire competenze mi sono messa a studiare! E poi, abbiamo sviluppato iniziative e innovazioni orientate verso uno specifico lavoro di didattica e di divulgazione.

Come può l’osservazione del cielo stellato contribuire al cammino di fede di una persona?

La letteratura dell’antichità e le Sacre Scritture, in questo ci aiutano: «Se gli altri animali contemplano a testa bassa la terra, la faccia dell’uomo l’ha sollevata, ordinò (un dio) che vedesse il cielo, che fissasse, eretto, il firmamento» (Ovidio, Metamorfosi).

Attività di osservazione al Planetario di Reggio Calabria per gli studenti reggini

Oggi la scienza astronomica si è evoluta notevolmente ed ha, radicalmente, modificato il rapporti fra il cielo e l’uomo, ma il racconto della volta celeste e dei suoi fenomeni nella primitiva coscienza religiosa dell’umanità esercita un grande interesse sul pubblico che, inevitabilmente, induce ad ulteriori riflessioni e potrebbero aprire percorsi spirituali e formativi. Per il credente «il cielo racconta la gloria di Dio» (Salmo 19:1). Qualcuno ha detto che: «Siamo ciò che guardiamo. E chi guarda le stelle, come Abramo, sente l’eco di una promessa». La fede, secondo me, è un atto personale, libero, cosciente che non può essere isolato. Il credente ha ricevuto la fede da altri e ad altri la deve trasmettere. Attraverso questi racconti, noi cerchiamo, nel rispetto di tutte le altre culture, di trasmettere il messaggio evangelico che: non di pane soltanto vive l’uomo. Il Cielo, mi ha fatto scoprire la bellezza di essere credente.

In che modo il Planetario affronta il tema del rapporto tra scienza e fede nelle sue attività educative?

Questo argomento, molto spesso, emerge, naturalmente, quando i ragazzi studiano argomenti di cosmologia: come è nato l’Universo? Qual è lo stato dell’Universo? Come ha raggiunto tale stato? C’era il tempo prima dell’inizio del tempo? La scienza è davvero in grado di fornire tutte le risposte? Un credente può accettare la teoria del Big Bang? E qual è il ruolo della fede? È attraverso lo studio della disciplina che i ragazzi colgono che non c’è conflitto tra scienza e fede e soprattutto che, alcune di queste domande, pur essendo la scienza in continua evoluzione, resteranno sempre domande aperte perché vanno oltre la cosmologia e l’astrofisica.

Quali consigli darebbe a chi vuole avvicinarsi all’astronomia con un approccio non solo scientifico, ma anche spirituale?

Ho rafforzato le mie convinzioni leggendo alcuni testi sacri e riflettendo sulla Bibbia, il cielo apre e chiude la scrittura. Il libro di Giobbe mi sento di consigliarlo a tutti. Questo libro, datato tra l’epoca pre-mosaica al II secolo a.C., probabilmente è il più antico libro biblico, è quello nel quale le stelle e le costellazioni sono più frequentemente menzionate. Dio, attraverso il Cielo dimostra a Giobbe che la conoscenza umana è troppo limitata per spiegare in maniera soddisfacente il mistero dei propositi divini.


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Al di là dei riferimenti astronomici che evidenziano come il Cielo sia stato oggetto di meravigliata contemplazione già in epoche antichissime prima ancora che elemento essenziale per la sua sopravvivenza, la lettura di questo libro ti mette davanti alla tua piccolezza: “uno sputo di Universo” per citare Roberto Vecchioni.

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