Avvenire di Calabria

Papa Francesco: “il vescovo non può vivere senza il popolo di Dio”, “non contrapporre la gerarchia ai laici”

di Redazione Web

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Il Sinodo dei vescovi è “un soggetto plurale e sinfonico capace di sostenere il cammino e la missione della Chiesa cattolica, aiutando in modo efficace il vescovo di Roma nel suo servizio alla comunione di tutte le Chiese e della Chiesa tutta”. Lo ha ricordato il Papa, sulla scorta di Paolo VI, prendendo la parola all’apertura della seconda sessione del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità e esortando a considerare l’assemblea sinodale “come processo e non solo come evento”. “Il processo sinodale è anche un processo di apprendimento, nel corso del quale la Chiesa impara a conoscere meglio se stessa e a individuare le forme di azione pastorale più adeguate alla missione che il suo Signore le affida”, la tesi di Francesco, secondo il quale “questo processo di apprendimento coinvolge anche le forme di esercizio del ministero dei pastori, in particolare dei vescovi”. “Quando ho deciso di convocare come membri a pieno titolo di questa XVI Assemblea anche un numero significativo di laici e consacrati, uomini e donne, diaconi e presbiteri, sviluppando quanto già in parte previsto per le precedenti assemblee, l’ho fatto in coerenza con la comprensione dell’esercizio del ministero episcopale espressa dal Concilio Vaticano II”, ha spiegato il Papa: “Il vescovo, principio e fondamento visibile di unità della Chiesa particolare, non può vivere il proprio servizio se non nel popolo di Dio, con il popolo di Dio, precedendo, stando in mezzo, e seguendo la porzione del popolo di Dio che gli è affidata”. Di qui la necessità di evitare due pericoli: “Il primo l’astrattezza che dimentica la concretezza fertile dei luoghi e delle relazioni, e il valore di ogni persona; il secondo pericolo è quello di spezzare la comunione contrapponendo gerarchia a fedeli laici”. “Non si tratta certo di sostituire l’una con gli altri, eccitati dal grido: adesso tocca a noi!”, ha puntualizzato il Papa: “Ci è chiesto invece di esercitarci insieme in un’arte sinfonica, in una composizione che tutti accomuna nel servizio alla misericordia di Dio, secondo i differenti ministeri e carismi che il vescovo ha il compito di riconoscere e promuovere. Camminare insieme, tutti, tutti, tutti, è un processo nel quale la Chiesa, docile all’azione dello Spirito Santo, sensibile nell’intercettare i segni dei tempi, si rinnova continuamente e perfeziona la sua sacramentalità, per essere testimone credibile della missione a cui è chiamata, per radunare tutti i popoli della terra nell’unico popolo atteso alla fine, quando Dio stesso ci farà sedere al banchetto da lui preparato”.

Fonte: Agensir

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