Avvenire di Calabria

Papa a Trieste: mons. Trevisi, “vogliamo essere un laboratorio di pace e di dialogo anche per altre terre”

di Redazione Web

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(Trieste) “Siamo una famiglia, una città che si è costruita attraverso l’apporto di tante culture e di tanti popoli ma anche di tante sofferenze e violenze: e noi vogliamo raccogliere la sfida di essere un laboratorio di pace e di dialogo anche per altre terre che ancora sono attraversate da tensioni e guerre”. È il saluto di mons. Enrico Trevisi, vescovo di Trieste, al Papa, al termine della messa in piazza Unità d’Italia. “La ringrazio anche a nome di tanti anziani e bambini che ci hanno seguito attraverso la televisione”, ha proseguito il vescovo: “Il primo regalo che Le facciamo sono queste centinaia di lettere che anziani e bambini hanno iniziato a scriverle spontaneamente e che poi abbiamo raccolto. Sono come tante coccole, gesti di affetto e di tenerezza che giungono da loro. Quando la sera si sentirà un po’ stanco pensi a queste coccole che ha ricevuto a Trieste. Le lasciamo anche una rivisitazione moderna dell’immagine della Madonna della salute, realizzata dal pittore Amedeo Brogli, a cui i triestini sono particolarmente devoti”. “Trieste è una città laica ma che ancora sa darsi la gioia di venerare Maria nelle tantissime chiese a lei dedicate”, il ritratto di Trevisi: ”E alla scuola di Maria, ci impegniamo a vigilare sui fratelli e sorelle più vulnerabili, ad accompagnarli nelle loro fatiche”. “Invochiamo la sua benedizione”, la richiesta del vescovo al Santo Padre: “la invochiamo su Manuel, un giovane malato di Sla e su tutti i malati di Sla e di altre gravi patologie. Invochiamo la sua benedizione su Laura, Rita, don Carlo, Romana, Duja e su tutte le persone anziane perché possano sempre sperimentare la gioia di essere famiglia di Dio. Invochiamo la sua benedizione su tutti i giovani e sui giovani sposi e famiglie, a partire da Simone e Anna, Lorenzo ed Elisa che si sono sposati ieri: sperimentino la gioia di costruire il loro amore sull’amore di Dio. Invochiamo la sua benedizione su tutti i poveri e su tutti i migranti (come su Ashan e Madiha): possano trovarci coraggiosi nell’inventare forme intelligenti perché siano accolti come amati di Dio e non come minacce. Una benedizione anche per i nostri carcerati e le nostre carcerate: commuove il pensiero che hanno contribuito a realizzare i due mosaici che abbelliscono questo altare. Sulla nostra Chiesa e sull’intera Chiesa Italiana invochiamo la sua benedizione per saper vivere la gioia del Vangelo e saperla partecipare a chiunque incontriamo sulle strade delle nostre città”.

Fonte: Agensir

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