Avvenire di Calabria

Papa a Trieste: messa, “mettere il dito nelle piaghe della società”. “Il consumismo è una piaga, un cancro”

di Redazione Web

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram


Non perdere i nostri aggiornamenti, segui il nostro canale Telegram: VAI AL CANALE


(Trieste) “Oggi abbiamo bisogno proprio di questo scandalo: abbiamo bisogno dello scandalo della fede”. Lo ha detto il Papa, nell’omelia della messa presieduta in piazza dell’Unità a Trieste, ultimo momento pubblico della sua visita nel capoluogo giuliano, davanti a migliaia di persone provenienti anche dalla Slovenia. “Non di una religiosità chiusa in se stessa, che alza lo sguardo fino al cielo senza preoccuparsi di quanto succede sulla terra e celebra liturgie nel tempio dimenticandosi però della polvere che scorre sulle nostre strade”, ha puntualizzato Francesco: “Ci serve, invece, lo scandalo della fede, una fede radicata nel Dio che si è fatto uomo e, perciò, una fede umana, una fede di carne, che entra nella storia, che accarezza la vita della gente, che risana i cuori spezzati, che diventa lievito di speranza e germe di un mondo nuovo”. “È una fede che sveglia le coscienze dal torpore, che mette il dito nelle piaghe della società – sono tante! – che suscita domande sul futuro dell’uomo e della storia”, il ritratto del Papa: “è una fede inquieta, e noi abbiamo bisogno di vivere una fede inquieta, che si muova da cuore a cuore, che ci aiuta a vincere la mediocrità e l’accidia del cuore, che diventa una spina nella carne di una società spesso anestetizzata e stordita dal consumismo”. “E questo mi fa preoccupare”, ha aggiunto a braccio: “che la società nostra è un è anestetizzata e stordita dal consumismo. Quell’ansia di avere, di avere di più, quell’ansia di sprecare i soldi. Il consumismo è una piaga, un cancro, ti ammala il cuore, ti fa egoista”. Abbiamo bisogno soprattutto di, una fede che spiazza i calcoli dell’egoismo umano, che denuncia il male, che punta il dito contro le ingiustizie, che disturba le trame di chi, all’ombra del potere, gioca sulla pelle dei deboli. Usano la fede per sfruttare la gente: quello non è la fede”. Poi la citazione di un poeta triestino, Umberto Saba, che “descrivendo in una lirica il suo abituale ritorno a casa di sera, afferma di attraversare una via un po’ oscura, un luogo di degrado dove gli uomini e le merci del porto sono ‘detriti’, cioè scarti dell’umanità; eppure proprio qui – scrive– ‘io ritrovo, passando, l’infinito nell’umiltà’, perché la prostituta e il marinaio, la donna che litiga e il soldato, ‘sono tutte creature della vita e del dolore; s’agita in esse, come in me, il Signore’”. “Dio si nasconde negli angoli scuri della vita e delle nostre città, la sua presenza si svela proprio nei volti scavati dalla sofferenza e laddove sembra trionfare il degrado”, ha speigato Francesco: “avete pensato agli angoli scuri della città? L’infinito di Dio si cela nella miseria umana, il Signore si agita e si rende presenza amica proprio nella carne ferita degli ultimi, dei dimenticati e degli scartati”.

Fonte: Agensir

Articoli Correlati

Tags: