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“Profondo dolore e rammarico per quanto accaduto a Matilde Lorenzi, e un pensiero costante alla famiglia che in qualche modo dovrà andare avanti”. Ad esprimerlo è Claudia Giordani, vincitrice nel corso della sua carriera di una medaglia d’argento olimpica nello slalom speciale a Innsbruck nel 1976 e di tre gare di Coppa del Mondo. È stata un’atleta di punta della nazionale italiana femminile di sci degli anni settanta, la cosiddetta “Valanga rosa”. Oggi è vicepresidente Comitato olimpico nazionale italiano (Coni). Raggiunta dal Sir, Giordani ha manifestato tutta la sua vicinanza e dispiacere per la tragedia che ha colpito la giovane sciatrice italiana, che il 15 novembre avrebbe compito 20 anni e di cui oggi si terranno le esequie. L’azzurra di sci è morta per le conseguenze di una caduta durante un allenamento in Val Senales il 28 ottobre. Lorenzi è caduta in mattinata, durante un allenamento: aveva perso il controllo di uno sci, battendo violentemente la testa contro la superficie ghiacciata della Grawand G1. Subito soccorsa e intubata, le sue condizioni erano parse subito molto gravi: elitrasportata all’ospedale San Maurizio di Bolzano, dove non ce l’ha fatta. Lungo la pista dove è avvenuto l’incidente hanno effettuato rilievi i carabinieri del Centro di addestramento di Selva Val Gardena e i colleghi della stazione di Senales. Ma dai primi elementi sembra che le condizioni di sicurezza della pista fossero in regola. Un tema quello della sicurezza che tuttavia ha suscitato molte polemiche. Per Giordani il problema maggiore è dato dalla velocità. “Si sono raggiunte delle velocità molto importanti – spiega – e spesso incidono fattori esterni ma altrettanto importanti come le condizioni delle piste. Queste cose sono determinanti”. “A differenza del passato, molte sono state le norme adottate in relazione alla sicurezza dell’atleta, come attrezzature e quant’altro, però si deve fare ancora di più. Non conoscendo le dinamiche dell’incidente non posso esprimere un giudizio in merito alla vicenda – conclude -, ma è essenziale che tutto ciò che concorre alla sicurezza degli atleti venga adottato sempre e non solo nelle gare, dove ci sono le condizioni ottimali”.
Fonte: Agensir