Avvenire di Calabria

Intervista a un giovane imprenditore originario di Taurianova che ha scommesso sul bene comune

Dalla Calabria all’Africa: «L’impresa come missione»

Fra missione e testimonianza, il sogno di Kevin Pratticò è realtà da oltre dieci anni

di Francesco Chindemi

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In Calabria si può fare impresa «mettendo l’intelligenza al servizio del prossimo». Parola di Kevin Pratticò giovane imprenditore calabrese che incarna il doppio sogno: da un lato, sostenere lo sviluppo umano in Africa attraverso l’impegno “missionario”. Dall’altro, contribuire alla crescita della sua Calabria, diventando un esempio positivo per i giovani del territorio.

Kevin Pratticò si racconta: «L'innovazione al servizio del prossimo»

Giovane imprenditore originario di Taurianova, Kevin Pratticò si è laureato nel 2006 all’Unical. Dieci anni fa, ha deciso di avviare a Cosenza, città in cui ha studiato, un’impresa che unisse innovazione tecnologica e sostenibilità, con uno sguardo rivolto anche al prossimo. In questa intervista condivide la sua esperienza, le sfide affrontate e l’impegno nel creare valore non solo per il territorio calabrese.

Dieci anni fa ha fondato Replanet Energy. Cosa l’ha spinta a intraprendere questo percorso e quali erano le sue ambizioni iniziali?

Ho avuto sempre il desiderio di avere un’azienda mia e di investire nella Calabria, di rimanere qui e di creare qualcosa di positivo per altri giovani calabresi, dando loro la possibilità di realizzarsi, di trovare un posto dove sentirsi pienamente soddisfatti sia dal punto di vista personale che lavorativo.



Dieci anni fa ho pensato di investire sulle rinnovabili perché la salvaguardia del creato e la tecnologia sono stati sempre due ambiti che hanno attirato il mio interesse, e quindi ho deciso di puntare su un’azienda che potesse occuparsi di tecnologia e innovazione, e che fosse allo stesso tempo al servizio della salvaguardia del pianeta.

Impresa, impatto sociale, innovazione e solidarietà: crede che questi concetti possano realmente convivere in un modello imprenditoriale? Come li ha abbinati nella sua esperienza?

Sono convinto che possano convivere. Il modello di Replanet integra business e coinvolgimento delle persone: dipendenti, clienti e fornitori. Non vendiamo solo prodotti, ma risolviamo problemi, collaborando con vari stakeholders. Lavoriamo con metodologie agili, organizzate orizzontalmente, decidendo insieme le attività da portare avanti. Ritengo che un ambiente sereno migliora il lavoro.


PER APPROFONDIRE: Tra le imprese giovani resistono quelle in agricoltura


Ogni anno organizziamo un weekend formativo con le famiglie per team building e competenze trasversali. Innovazione e ricerca sono centrali per noi. Abbiamo intrapreso infatti un percorso con un professore universitario, Francesco Derchi della Ginevra Business School, che si occupa di organizzazioni esponenziali, grazie al quale stiamo cercando di immaginare quali potrebbero essere gli scenari tecnologici futuri, che ci permetteranno di creare nuove tecnologie per soddisfare le necessità della società e del mercato del futuro.

Come ha tradotto questi valori in azioni concrete? Ci può raccontare della sua missione in Africa e di cosa rappresenta per lei?

Ognuno di noi ha dei talenti e siamo su questa terra non perché dobbiamo arrivare al giorno successivo, ma perché abbiamo la possibilità di creare qualcosa di positivo insieme a Dio. Il Signore ci dà la possibilità di generare, con il suo aiuto, cose positive. Quindi per me l’impatto sociale non è una cosa esterna alla mia persona o al mio business, ma è un aspetto che ne fa parte. Ognuno di noi ha un talento, e può metterlo a frutto. Questo voglio farlo anche nell’ambito lavorativo. Questa convinzione ci ha portato a livello pratico a collaborare con una Ong, Opera Don Bonifacio Azione Verde, con la quale abbiamo realizzato degli impianti fotovoltaici a servizio di un’università e un ospedale. Questi impianti sono stati realizzati anche grazie ai nostri partner e fornitori, che hanno sposato pienamente la nostra missione donandoci attrezzature e materiali. La rete forte che intendiamo costruire con i nostri partner ci ha permesso di garantire l’energia elettrica in un posto dove l’accesso all’energia è praticamente impossibile.

Cosa l’ha motivata a dedicarsi al continente africano?

Il continente africano è stato una casualità, o meglio, una provvidenza. Tutto è iniziato oltre 20 anni fa, quando incontrai fr. Ifeanyi Boniface Duru, un sacerdote nigeriano con il sogno di costruire scuole e un’università per formare bambini e giovani e aiutarli a migliorare la loro terra una volta diventati adulti. Mi unii al suo progetto, creando il sito Internet dell’associazione.



Oggi, da imprenditore nel settore delle rinnovabili, vedo l’energia come un diritto essenziale, al pari del cibo. In Nigeria, l’accesso all’energia è fragile, e credo che garantire l’autosufficienza energetica sia cruciale per il loro sviluppo. L’energia serve a conservare il cibo, curarsi, studiare nelle ore notturne e accedere a Internet. Condividere competenze per impianti fotovoltaici e buone pratiche di consumo può davvero fare la differenza. La Nigeria ha tante risorse e materie prime, ma mancano giovani formati per gestirle. Formazione e innovazione devono andare di pari passo. 

Qual è il messaggio che vuole condividere con quei giovani che vorrebbero intraprendere un cammino simile al suo in Calabria?

In Calabria ho trovato grandi soddisfazioni. Ho potuto realizzare il mio sogno e credo sia possibile fare qualcosa di positivo qui. Il segreto è credere nelle opportunità che la nostra terra». Oggi, la connettività globale, prosegue, facilita l’accesso alle informazioni, favorendo ricerca e sviluppo. Abbiamo tante università che costituiscono un’eccellenza che ci apre a scenari internazionali. Non dimentichiamo, inoltre, che noi calabresi siamo temerari. In qualsiasi posto del mondo siamo in grado di fare la differenza. Quindi l’intelligenza calabrese, in un posto bellissimo come la Calabria, con le tecnologie a disposizione e con il supporto della politica, rappresenta la somma algebrica del successo. Il risultato sarà sicuramente positivo. Quindi, il consiglio che mi sento di dare è di credere nelle opportunità che la nostra terra ci offre e di insistere, perché la differenza tra chi ce la fa e chi non ce la fa è solamente la perseveranza nel perseguire il proprio sogno.

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