Avvenire di Calabria

Intervista al presidente della Commissione decentramento al Comune di Reggio Calabria

Marino (Pd): «Prossimità, sfida per la politica»

Dalla partecipazione democratica alla sanità, l'esponente reggino del Partito Democratico approfondisce alcuni temi caldi destinati ad alimentare il dibattito politico in riva allo Stretto

di Davide Imeneo

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Partecipazione democratica, decentramento e sanità territoriale: temi sempre attuali che animano il dibattito politico a Reggio Calabria. Ne abbiamo parlato con Giuseppe Marino, consigliere comunale del Pd e presidente della commissione decentramento al Comune di Reggio Calabria in questa intervista rilasciata domenica scorsa ad Avvenire di Calabria, in edicola con il quotidiano nazionale Avvenire.

Circoscrizioni, partecipazione e MetroCity, intervista a Giuseppe Marino (Pd)

Dalla partecipazione democratica alla sanità, l'esponente reggino del Partito Democratico approfondisce alcuni temi caldi destinati ad alimentare il dibattito politico in riva allo Stretto da qui a fine consiliatura. Un'occasione per tornare a parlare anche di circoscrizioni.

Viviamo una stagione di crisi della partecipazione, come ravvivarla?

È necessario un impegno su più fronti. Da una parte, serve un piano straordinario di educazione e di formazione alla cittadinanza, rivolto alle nuove generazioni, all’interno di un sistema scolastico che deve tornare ad aprirsi e radicarsi nel territorio e nella società.


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Dall’altra, è urgente che lo Stato torni ad investire sulla prossimità come dimensione democratica di base fondamentale, oltre che sulla centralità delle assemblee elettive, in questi anni sacrificate sull’altare dell’efficientismo per dare spazio al centralismo leaderistico, che ha prodotto concentrazione di potere e distanze notevoli dai cittadini elettori.

Accentramento o decentramento? Allontanarsi dai territori ha fatto bene o ha fatto male alla politica?

Negli ultimi anni si è fatta strada l’idea che la politica e gli spazi di democrazia rappresentassero un costo inutile: sono state ridotte le assemblee elettive; le province e le città metropolitane sono state trasformate in enti ad elezione indiretta; sono state eliminate le circoscrizioni di decentramento per i comuni, come il nostro, con meno di 250.000 abitanti; sono stati chiusi uffici periferici come i Giudici di Pace, le scuole di montagna, le guardie mediche nelle aree interne... addirittura qualcuno vorrebbe sopprimere i piccoli comuni. Insomma, irresponsabilmente, è passata l’idea che la prossimità e la partecipazione fossero un costo da eliminare. Oggi, ci siamo accorti che questa direzione sta portando alla morte della democrazia partecipativa ed alla desertificazione dei territori.

La vicenda dell’Asp di Gallico racconta ancora una volta la disaffezione per le periferie, qual è la sua opinione a riguardo?

Se la prossimità è la frontiera di una nuova democrazia partecipativa, la territorialità è la condizione necessaria per il funzionamento della sanità. Infatti, non può esistere un sistema sanitario senza territorialità. Servono presidi vicini ai cittadini, servono ambulatori specialistici che riescano ad accorciare i tempi delle diagnosi per evitare l’incancrenirsi delle patologie e prevenire l’insorgenza delle stesse.


PER APPROFONDIRE: Dal Pnrr all’autonomia differenziata, le sfide della sanità in Calabria. Ascolta il Podcast con la garante Stanganelli


Una sanità territoriale ben organizzata è il presupposto indefettibile per il buon funzionamento dell’Ospedale Metropolitano che, spesso, si trova a dover offrire un numero elevatissimo di prestazioni proprio a causa della mancanza di un filtro sul territorio. Per questo, investire sulla sanità territoriale significa ridurre progressivamente i costi del sistema sanitario. Reggio Città necessita di due poli sanitari importanti, ben funzionanti, attrezzati, con medici e personale sanitario qualificato, uno nella periferia nord ed uno nella periferia sud, oltre ai poli già esistenti di via Padova e via Willermin.

La Città Metropolitana ha la possibilità di “custodire” i territori più fragili anche grazie ai fondi del Pon Metro. Quali sono le vie percorribili?

La via è quella già sperimentata nel 2014: programmare insieme alla città. La programmazione condivisa è il metodo che consente di attuare strategie di crescita che siano il frutto del confronto e della discussione con il Terzo Settore, le associazioni di categoria, l’università, i sindacati e così via. Il Pon metro 2014/2020 è stato programmato nei tavoli del partenariato cittadino che si svolsero ad Ecolandia e all’Urban Center. La programmazione se non è partecipata, scade nella pura e semplice gestione, con conseguenze negative in termini di target di risultato.

La Metrocity, tuttavia, non ha ancora ottenuto il conferimento delle deleghe dalla Regione...quanto pesa questo stallo?

È uno scandalo inaccettabile. È come se il sistema delle autonomie locali nella nostra regione non avesse cittadinanza. La città metropolitana oggi è una bellissima macchina senza benzina. La regione ha una proposta di legge formulata dalla città metropolitana, stiamo attendendo sia portata in Consiglio regionale.


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Tutte le forze politiche, senza distinzione di posizioni e di colore, dovrebbero pretendere con forza l’attuazione piena della legge istitutiva della città metropolitana. Purtroppo, la logica delle appartenenze, sia in passato che oggi, sembra condizionare negativamente la politica.

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