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Dopo la serata vissuta a Monreale, ha preso il via questa mattina a Palermo l’incontro “Non c’è pace senza accoglienza” promosso dal Centro di accoglienza Padre Nostro, dal progetto della Cei “Consiglio dei Giovani del Mediterraneo”, dalla Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia e dalla Rete Mare Nostrum con il patrocinio dell’Assemblea regionale siciliana. Fino a domenica 10 novembre numerose realtà che si occupano di accoglienza ed integrazione si confronteranno e proporranno nuovi approcci e più incidenti progettualità nel nome e nella memoria del beato Giuseppe Puglisi. Ai lavori partecipano anche dodici giovani provenienti da vari Paesi del Mediterraneo che animeranno l’evento con le loro testimonianze e proposte nella prospettiva di creare una rete di collegamento permanente tra le tante e pure diverse situazioni che caratterizzano questa sempre più strategica e complessa area del mondo.
Prevista la presenza di mons. Antonino Raspanti, presidente della Conferenza episcopale siciliana, mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes, don Marco Pagniello, direttore generale di Caritas Italiana, don Vito Impellizzeri, preside della Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia, e mons. Cèsar Essayan, vicario apostolico di Beirut dei Latini. L’incontro – viene sottolineato in un comunicato – “ricade in un tempo estremamente delicato per le tragiche situazioni che caratterizzano tante aree del nostro Mediterraneo e vuole quindi gettare e coltivare un seme di speranza che veda proprio le comunità di accoglienza protagoniste e testimoni per veri percorsi di integrazione e di pace”.
Come opera-segno del lavoro delle giornate palermitane verrà lanciato, in vista del Grande Giubileo del 2025, il progetto destinato a tutte le Comunità Mediterranee “Prendersi cura – una famiglia per ogni comunità”: una proposta libera, semplice ed efficace per la quale le varie Conferenze episcopali, Sinodi, parrocchie e realtà ecclesiali e non potranno “prendersi cura” di famiglie, persone e situazioni di povertà e criticità che purtroppo numerose ci interpellano e ci chiedono di agire.
Fonte: Agensir