Avvenire di Calabria

I volontari di Fai e Gea sulle tracce del “Muro di Spartaco”

Una storia di passione, curiosità e collaborazione tra associazioni e mondo della ricerca

di Redazione Web

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Fondamentale il contributo dell'archeologo veneto Paolo Visonà

I volontari di Fai e Gea riportano alla luce il “Muro di Spartaco”. Una scoperta di cui si sta iniziando a parlare diffusamente, in questi giorni, sulla stampa specialistica. È una storia che intreccia la passione, la curiosità e la dedizione di alcuni volontari del Fai (Fondo per l’Ambiente Italiano) di Reggio Calabria e del Gea (Gruppo Escursionisti d’Aspromonte). Con la competenza e l'ostinazione del professor Paolo Visonà, archeologo di fama internazionale.


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Durante un sopralluogo nei boschi della dorsale aspromontana, in preparazione delle "Camminate nella Biodiversità", alcuni affioramenti di pietre coperte di muschio, di chiara origine antropica, hanno attirato l'attenzione degli esploratori. Fra i quali il prof. Domenico Vespia del Gea, ex ufficiale topografo dell’esercito, il prof. Franco Prampolini, docente di Rilievo dei Monumenti presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria e gli architetti Rocco Gangemi, Delegato regionale all’ambiente del Fai e Dina Porpiglia, Capodelegazione Fai Reggio Calabria.

I primi commenti dopo la scoperta

«Abbiamo iniziato a seguirne il tracciato, che già a prima vista si estendeva per oltre 600 metri» raccontano i protagonisti. «E ci siamo resi conto subito del fatto che, per posizionamento, consistenza e modalità costruttive, il manufatto era certamente antico e poteva essere collegato all’architettura militare».

«Per tanti anni abbiamo seguito gli studi che avevano riguardato i ritrovamenti archeologici in questa parte dell’Aspromonte, ma non ricordavamo di aver mai sentito parlare di questa struttura. Così, abbiamo immediatamente scattato delle fotografie. E nei giorni seguenti, ripercorso con attenzione gli studi che nel tempo erano stati fatti sulla zona, senza trovare tuttavia nessun riscontro».

I primi riscontri sulla scoperta del Muro di Spartaco

La notizia è stata condivisa - in occasione di un convegno che si è svolto in quelle stesse giornate a Cittanova - col professor Paolo Visonà. Archeologo veneto che da trent'anni esplora l’Aspromonte. Su concessione della Soprintendenza Archeologica con il suo team della University of Kentucky (USA), dove insegna. Alla vista delle immagini, ed approfondita la descrizione del luogo, il prof. Visonà è sembrato molto impressionato. Tanto da richiedere un immediato sopralluogo. Nei giorni seguenti, è stato accompagnato sui luoghi interessati insieme ai componenti del suo team. Appena giunti dagli Stati Uniti con tutte le attrezzature per le ricerche che stavano svolgendo nella zona della Limina.


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Le prime analisi sul sito hanno confermato ciò che tutti speravano. Il muro, esteso per oltre 2,7 km, era con grande probabilità parte delle strutture difensive costruite dal generale romano Marco Licinio Crasso. Per contenere Spartaco e le sue forze. Le conferme ufficiali stanno arrivando e la notizia si sta diffondendo rapidamente. Gratificando ulteriormente il gruppo dei protagonisti dell'individuazione di un sito di enorme rilevanza storica non segnalato su alcuna mappa.

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