Avvenire di Calabria

L'iniziativa dei capi lametini dell'Agesci Zona Reventino per cercare di comprendere meglio l'impatto sociale del Ddl Calderoli

Gli Scout in Calabria si interrogano sull’autonomia differenziata

Tra i relatori, il vescovo Parisi, il responsabile regionale scout Cariati e il professor Marcello dell'Università della Calabria

di Redazione Web

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Nei giorni scorsi i capi scout lametini dell'Agesci Zona Reventino si sono riuniti nel Seminario vescovile della diocesi di Lamezia Terme per cercare di comprendere meglio l'impatto sociale del DDL Calderoli ormai legge sull'Autonomia Differenziata.

Autonomia differenziata, gli Scout a confronto con gli esperti

Ad accompagnare i capi lametini in questo incontro, oltre ai responsabili di zona, Gisella Ferraro e Giovanni Bevilacqua, erano presenti a relazionare il vescovo della diocesi di Lamezia, monsignor Serafino Parisi, il responsabile regionale Agesci Calabria, avvocato Marco Cariati, e il professor Giorgio Marcello, docente e ricercatore Unical del dipartimento di sociologia.

Regionalismo, è una questione sociale

Dopo una breve disamina sulla legge, l'attenzione dei tre relatori e della platea si è focalizzata sulle problematiche sociali a cui una regione come la nostra andrà incontro se nei prossimi periodi la legge diventerà esecutiva: «La direzione e l’obiettivo politico di questa scelta non sembrano mettere al centro le persone e le politiche inclusive, le vocazioni dei territori, la crescita armonica dell’intero territorio nazionale; piuttosto, alla luce delle disuguaglianze già esistenti, le regioni che da sempre si affannano ad avere livelli accettabili di welfare andranno ad accentuare sempre di più differenze insormontabili, soprattutto nel campo della tutela della salute, dell’istruzione e dei servizi alla persona. Tale rischio non può essere sottovalutato dalla politica e dai politici, definita da papa Francesco, una vocazione particolare e una delle forme più preziose di carità».

Il valore della persona al centro

A tal proposito, il vescovo Parisi sottolineava l'importanza di rimettere al centro di ogni discussione la persona: «qualsiasi legge o processo decisionale di chi governa, a qualsiasi livello sia, non può non tenere conto del valore della persona e di quelli che sono i suoi bisogni, le sue aspettative e tutto ciò che deve essere garantito per condurre una vita giusta e dignitosa».


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Il vescovo Parisi, facendo riferimento al documento redatto dalla Cec, ha espresso tutta la sua preoccupazione per gli scenari sociali che si stanno delineando sul territorio. «Dovremmo indignarci perché ci stanno chiedendo di essere resilienti, di resistere a un impatto sociale che non tentano neanche di evitare».

L'impegno "politico" dei capi Agesci

Il responsabile regionale Agesci, avvocato Marco Cariati, che il primo impegno politico dei capi dell'associazione è proprio la cura della persona, un impegno votato all'educazione delle giovani generazioni. «Nell'adesione ai valori fondamentali e alle scelte espresse nel Patto Associativo, il patto che impegna noi capi dell’Agesci a una partecipazione attiva e responsabile nel vivere quotidiano, ci impegna a una scelta di discernimento, ci impegna a scelte di servizio verso il prossimo, ci impegna all’apertura al territorio e all’accoglienza con coraggio profetico».


PER APPROFONDIRE: Autonomia differenziata, «È una questione sociale»


Al contempo, è stato ricordato come gli Scout siano coscienti che sia necessario fornire un’educazione di qualità, equa e inclusiva e promuovere permanentemente opportunità di crescita e di esperienze di vita per tutti, nel rispetto della propria identità e perseguendo il bene comune.

Il rischio che aumentino le disparità tra le regioni

A più riprese il professor Marcello ha poi evidenziato che «l’autonomia differenziata accentuerà le disparità già esistenti tra le regioni più ricche e quelle meno sviluppate, sia per la diversa natura territoriale delle regioni che per le situazioni di gravi disparità sui diritti sociali». Per il professor Marcello la cosa più preoccupante è che la legge accentuerà il divario civile tra le regioni cristallizzando di fatto situazioni che sono già in essere.

«Il divario economico può causare problemi ma non scalfisce l’unità di un paese, ma il divario civile genera una spaccatura che diventerà via via più profonda». Eppure, prosegue il professore, «in regione avremmo anche la disponibilità per sanare parte di questo divario, ma il problema atavico della nostra regione rimane la cattiva gestione delle risorse, un’organizzazione politica e governativa che non sa utilizzare fondi destinati a garantire i diritti di cittadinanza».


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«Non si tratta di instaurare un sistema di sussidiarietà verticale ma di istituire una nuova modalità di accompagnamento del paese verso la costruzione di una società più giusta e coesa». Marcello ha richiamato quindi alla responsabilità di ogni singolo cittadino nel non astenersi dal voto, nel non dimenticare di informarsi e di formare una propria coscienza critica che permetta di poter prendere posizione là dove serve».

L'invito «alla consapevolezza e alla solidarietà»

L’invito quindi di tutti e tre i relatori è lo stesso di quello che ci rivolge la Conferenza episcopale calabra: «Non possiamo restare indifferenti, bisogna trovare vie perché si maturi la consapevolezza che il paese avrà un futuro solo se tutti insieme sapremo tessere e ritessere intenzionalmente legami di solidarietà, a tutti i livelli».

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