Avvenire di Calabria

Sono passati 22 anni da un'omelia di papa Wojtyla che segnò un fortissimo momento di riflessione ecclesiale

Giovanni Paolo II e la Chiesa che deve brillare

Redazione Web

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L’omelia di papa Giovanni Paolo II nel 1999 si concentra sulla contrapposizione fra la luce di Cristo, venuta nel mondo in un bimbo, e le tenebre del male, nel continuocombattimento di ogni cristiano.

Muovendo dal versetto di Giovanni «La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta», Karol Wojtyla commenta: «Nella sua ricerca spirituale, l’essere umano dispone già naturalmente di una luce che lo guida: è la ragione, grazie alla quale egli può orientarsi, se pur a tentoni, verso il suo Creatore». Ma poiché è facile smarrire il cammino, Dio stesso gli è venuto in soccorso con la luce della rivelazione, che ha raggiunto la sua pienezza nell’incarnazione del Figlio, eterna Parola di verità.

L’Epifania celebra l’apparizione nel mondo di questa Luce divina con la quale Dio s’è fatto incontro alla fioca lucerna della ragione umana. Nella solennità dell’Epifania si propone così l’intimo rapporto che intercorre tra ragione e fede, le due ali di cui dispone lo spirito umano per innalzarsi verso la contemplazione della verità. Cristo non è solo luce che illumina il cammino dell’uomo. Egli s’è fatto anche strada per i suoi passi incerti verso Dio, sorgente della vita. L’epifania del Figlio è l’epifania del Padre. Non è forse questo, in definitiva, lo scopo della venuta di Cristo nel mondo? Egli stesso ha dichiarato di essere venuto per «far conoscere il Padre», per «spiegare » agli uomini chi è Dio, per rivelare il suo volto, il suo «nome».

La Chiesa prolunga nei secoli la missione del suo Signore: suo impegno primario è di far conoscere a tutti gli uomini il volto del Padre, riflettendo la luce di Cristo, lumen gentium, luce d’amore, di verità, di pace. Per questo il divino Maestro ha mandato nel mondo gli Apostoli, e continuamente invia,nel medesimo Spirito,

i Vescovi loro successori.

In taluni casi, proprio in occasione di ordinazioni episcopali celebrate il 6 gennaio, il papa polacco ricordava come anche a questa nostra epoca si addice l’oracolo del profeta Isaia: «Le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te».

Sul crinale, per così dire, fra il secondo e il terzo millennio, la Chiesa è chiamata a rivestirsi di luce, per brillare come città costruita sopra il monte: la Chiesa non può rimanere nascosta, perché gli uomini hanno bisogno di raccoglierne il messaggio di luce e di speranza e rendere gloria al Padre che è nei cieli. «Ci rechiamo pellegrini a Betlemme per unirci ai Magi d’Oriente, mentre offrono doni al Re neonato », ricordava Giovanni Paolo II, ma il vero dono è però lui: Gesù, il dono di Dio al mondo. «È lui che dobbiamo accogliere, per recarlo, a nostra volta, a quanti incontreremo nel nostro cammino». Per tutti egli è l’epifania, la manifestazione di Dio speranza dell’uomo, di Dio liberazione dell’uomo, di Dio salvezza dell’uomo.

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