Avvenire di Calabria

Domenica si celebra la giornata istituita e voluta da Papa Francesco

Contro la cultura dello scarto: la giornata dei nonni e degli anziani anche a Reggio Calabria

Anche nella nostra diocesi si rifletterà sul ruolo degli anziani, ecco quattro testimonianze dalla comunità ecclesiale di Reggio Calabria-Bova

di Redazione Web

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Domenica 23 Luglio si celebrerà la terza Giornata mondiale dei nonni e degli anziani voluta da papa Francesco. “Di generazione in generazione la sua misericordia” è il titolo del messaggio scritto dal Sommo Pontefice per questa ricorrenza che pone al centro dell’attenzione della società intera le persone che vivono la cosiddetta “terza età”.

Giornata dei nonni e degli anziani, si celebra anche a Reggio

Così scrive il Papa: «Non lasciamoli soli, la loro presenza nelle famiglie e nelle comunità è preziosa, ci dona la consapevolezza di condividere la medesima eredità e di far parte di un popolo in cui si custodiscono le radici. Sì, sono gli anziani a trasmetterci l’appartenenza al Popolo santo di Dio. La Chiesa, così come la società, ha bisogno di loro. Essi consegnano al presente un passato necessario per costruire il futuro. Onoriamoli, non priviamoci della loro compagnia e non priviamoli della nostra, non permettiamo che siano scartati!». Anche la diocesi di Reggio Calabria-Bova celebrerà la giornata. Abbiamo chiesto come e perché a vari membri della nostra comunità ecclesiale.


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Giornata dei nonni e degli anziani, la giovane: «I nonni sono testimoni»

«Se penso alla mia esperienza personale, con i miei nonni in primis e con gli anziani in generale - scrive Federica Ficara dell'ufficio pastorale giovanile - credo che per me, giovane, sia estremamente importante o quasi necessario riportare ciò che accade, ciò che penso, ogni cosa che vivo al qui ed ora, quindi al momento presente. È necessario essere, stare in ciò che accade oggi, in ciò che si presenta oggi alla mia vita…ma credo che per fare questo, cioè per imparare ad essere pienamente nel momento presente, serva comunque conoscere e riconoscere la propria storia e chi ne ha fatto parte».

«Per me i nonni sono questo: la memoria di questa storia, della mia storia - prosegue la giovane - Mi dicono da dove vengo, mi dicono di un modus operandi che appartiene in qualche maniera anche alla mia famiglia, al mio vissuto, a chi è stato prima di me e quindi credo che, oltre memoria, siano portatori di un modo di trasmettere vita. Se penso ai miei nonni, posso ritenere che non abbiano mai fatto delle cose solo per farle, ma ogni sacrificio, ogni fatica, ogni lavoro era per qualcun altro, era per amore di qualcun altro: per amore dei figli, per amore dei nipoti. E quindi per me sono testimoni di chi si sa mettere da parte per porre al centro il bene di qualcun altro».

«Se penso a mia nonna, ad esempio, che oggi non c’è più, penso che la sua è stata una vita di fatica, di caldo, di lavoro nei campi, ma anche di estremo amore, di estrema fede - prosegue Federica Ficara - una vita che non è la vita di oggi. Una vita semplice, sobria, povera, ma mossa dall’amore per qualcun altro. E quindi tutto questo è importante perché oggi, guardando alla mia storia, io posso scegliere cosa prendere. Posso intanto contemplare tanta bellezza e tanto bene che mi è stato donato (ma anche tante fatiche, tante difficoltà) e posso scegliere».

«Posso scegliere grazie alla loro testimonianza - continua la ragazza - In un mondo che oggi corre e travolge, posso scegliere di rileggere i solchi di vita già tracciaci e trovarci la semplicità, la sobrietà, posso scegliere di spendere la vita per qualcun altro. E quindi, ripensando soprattutto ai miei nonni, credo che gli anziani siano memoria, siano radici, siano portatori di tante cose che magari per ciascuno sono diverse. E questo poi genera una profonda gratitudine per qualcuno che ha mosso i passi prima di te, per chi ha in un certo modo tracciato una strada, che a volte è un po’ più stretta, altre un po’ più comoda, ma che è anche da percorrere in libertà, cioè scegliendo quale via di questa strada imboccare e quale invece lasciare. Accanto a questo non posso che pensare all’esperienza della malattia, dell’anzianità che ha le sue fatiche. Quando un anziano non è in salute, mi torna in mente la frase: “da anziani si diventa come bambini”». E ho fatto un pensiero in questo tempo: un bambino a volte piange, richiede attenzioni, fa i capricci, costa fatica, ma questa fatica è per la vita, cioè per accompagnare questa piccola vita alla vita!».

«Mentre la fatica che si vive con gli anziani è una fatica che a volte si accoglie con meno pazienza, con minore tempo dedicato, forse perché si pensa che si accompagna questa vita al passaggio ultimo! Credo che sia proprio questa consapevolezza che può spostare il punto di vista e, nonostante tutta la fatica, ti fa guardare l’altro e incontrare l’anziano come un bene fragile, da custodire, da accompagnare… nonostante tutta la fatica. Davanti alla malattia, alla sofferenza, davanti alla consapevolezza di star andando verso la fine di questa vita, è estremamente tenero come venga fuori il bisogno dell’anziano di non essere lasciato da solo. E quindi credo possa essere importante per tutti i giovani stare accanto agli anziani, io ne ho fatto esperienza diretta, perché è come se fossimo due forze del tempo, uguali o opposte, che si incontrano e generano forza e questo non può che essere un dono prezioso».

Giornata dei nonni e degli anziani, la consulta per la pastorale familiare: «Anziani non marginali ma speranza per il futuro»

«Valorizzare la vecchiaia sembra un controsenso nella società di oggi che prevede ed apprezza solo prestazioni ad alto livello, sempre più specializzate e competenti e, soprattutto veloci - scrivono Michela e Pino Bellantone dell'Istituto Sacra Famiglia e membri della Consulta diocesana per la pastorale familiare - Tutto infatti cambia repentinamente e, stare ai tempi, significa un perfezionamento continuo, rapido. Un anziano sembrerebbe esattamente l’opposto; più il tempo avanza, infatti e più le forze fisiche diminuiscono, il ragionamento diventa più lento anche se più sottile ed è nettamente in contrasto con i canoni esistenziali del nostro tempo».

«Nelle generazioni precedenti, quindi fino a non molto tempo fa - prosegue la coppia - gli anziani erano tenuti in grande considerazione specialmente coloro che avevano fatto discernimento tra ciò che conta nella vita e ciò che è “pula “, destinata ad essere dispersa. L’anziano dunque era fortemente valorizzato, tenuto in considerazione e nessuno si azzardava a privarsi di tale patrimonio. Oggi sembra che tutto questo non serva più, però poi, la vita ti da ragione di ciò che è veramente Verità e ciò che è invece una deformazione spesso voluta dall'economia attuale o da una deformazione esistenziale valoriale. Ma la Verità è Verità e risponde con la Verità: la Vita non funziona. L’anziano dunque viene scartato, non utilizzato con il risultato che tutto quello di cui hanno bisogno i bambini, gli adolescenti, i giovani viene sprecato, perduto, non utilizzato».

«Di contro anche gli anziani - prosegue l'analisi dei coniugi Bellantone - sentendosi e considerandosi messi ai margini della vita sia familiare che sociale tendono a banalizzare, illanguidire ciò che hanno imparato ed in cui hanno creduto. Schiacciati dalla solitudine e dai ricordi del passato si ripiegano sempre più in sé stessi; e cosa possono fare di meglio se non stordirsi con banalità televisive o guardare semplicemente al passato con rimpianti e desolazione! Disperdono quella forza, quella grinta, quella speranza utile a chi li circonda nella fattispecie nipoti, figli, società. Solitamente si ritiene che la speranza siano i giovani e che loro siano il futuro, coloro che realizzeranno un cambiamento. È necessario invece convincersi che funziona proprio al contrario: gli anziani sono la speranza del futuro se danno ragione ai giovani ed alla società tutta delle speranze che hanno coltivato, per le quali hanno combattuto, si sono sacrificati ed hanno dato frutti che possono passare alle nuove generazioni».

«"Nella vecchiaia saranno vegeti e rigogliosi, daranno ancora frutti (salmo 92,15)". Questi frutti poi possono generarne altri, più forti, più precisi, più belli. - scrivono Michela e Pino - Se la speranza non può passare alle nuove generazioni, la vita non può fluire in frutti migliori, copiosi e più abbondanti. Che disastro! Tante volte viene ribadita la necessità di custodire le radici, ma se queste radici vengono banalizzate, ridicolizzate, non usate, sprecate, che radici possono mai essere! Marciscono ed infine muoiono. Che ne sarà delle future generazioni! Dunque con forza diciamo: custodiamo le radici, valorizziamo le radici, sosteniamo queste radici affinché i nostri giovani possano abbondantemente succhiare da quelle falde il Bene, il Vero, il Giusto, il Santo che Dio Padre ha generosamente distribuito per tutte le fasi della vita. Ma oltre che trasmettitori di esperienza pratica, concreta, valoriale, i nostri anziani hanno anche un compito precipuo: trasmettere la Fede».

«L’esperienza insegna che i bambini, gli adolescenti, i giovani guardano spontaneamente i nonni che, con sguardo puro, delicato, ingenuo, mostrano che in quella preghiera che recitano ci credono - spiegano i coniugi - aspettano che i loro nipoti siano custoditi, accompagnati, protetti e realizzati; e man mano che il Signore, benedice quello sforzo dei nonni, essi trasmettono e passano esperienze concrete di fede ai propri nipoti. Questi crescono così liberi, gioiosi, attenti, molto più forti di quanto le cose concrete che molto spesso ci impegniamo a dare loro in istruzione, cultura, attività sportive, posti di lavoro possano dare. Dimentichiamo che sono un qual cosa che serve semplicemente a concretizzare, attualizzare ciò che comunque il Signore ha già preparato e predisposto per loro, ma, in modo più completo perché è un servizio dove verranno chiamati a svolgere le loro attività, dalla più piccola ed umile alla più grande; non ce n’è una più piccola e una più grande, è tutto lì che sta l’essenzialità dell’uomo. Dobbiamo cambiare!».

«I sogni, molto spesso, sono funzionali al successo - concludono i conigi Bellantone - anziché di successo bisogna parlare di realizzazione della persona. Ognuno di noi è stato chiamato all’esistenza, alla pienezza di vita; la pienezza di vita non è il successo, ma è realizzare ciò per cui siamo stati chiamati alla vita. Questo leva dal cuore, dalla mente e dalle spalle dei nostri giovani tante frustrazioni perché si misurano con situazioni che sono fuori di loro stessi, non dentro di loro; diventa così necessario aiutarli a guardare con occhi reali, veri, ciò che loro stessi sono e poi aiutarli con amore, con speranza. Gli anziani facendo memoria delle loro stanchezze, possono suggerire percorsi per sostenerli e poi, nel modo più semplice mostrarsi in preghiera. La preghiera sincera, spontanea, luminosa ottiene da Dio benedizione e si trasforma in esperienza concreta di fede e di vita. Proteggiamo i nostri giovani, le nuove generazioni attraverso l’amore che congiunge, in un modo puro e semplice, che arriva al cuore dei nostri bambini, dei nostri ragazzi e che gli anziani sanno dare. “…di generazione in generazione la sua misericordia… “».

Giornata dei nonni e degli anziani, l'impegno del Consultorio diocesano "Pasquale Raffa" contro la solitudine

«Nell’immaginario collettivo - scrive Maria Cara dell'associazione Allegra-mente, la realtà che opera all'interno del consultorio diocesano "Pasquale Raffa" e si occupa di pazienti con Alzheimer - la “terza età” viene spesso associata ad una fase prettamente inattiva e socialmente marginale dell’esistenza umana. Si tende così a sviluppare un’immagine di “anziano” inteso come soggetto passivo, bisognoso di assistenza e quasi dimenticato da un contesto sociale che guarda solo al futuro e all’innovazione. Per quanto il progressivo invecchiamento della popolazione sia ormai un fenomeno ben noto, questo non significa che l’anziano sia necessariamente una persona fragile e soprattutto priva di utilità sociale. Proprio nelle attuali società post-moderne, caratterizzate da un tasso di occupazione femminile molto più alto che in passato e da nuclei familiari spesso monogenitoriali, gli anziani forniscono un contributo variegato e indispensabile. Ai nonni vengono ad esempio delegate mansioni quotidiane domestiche e non, vedi ad esempio la spesa, senza dimenticare la centralità della loro presenza nella vita dei nipoti».

«Anche a livello meramente economico - prosegue l'esperta - gli anziani rivestono oggi un ruolo socialmente rilevante quali soggetti in grado di redistribuire ricchezza. Si tratta spesso di persone che hanno lavorato stabilmente per tutta la vita, riuscendo magari a risparmiare, potendo così supportare economicamente sia i figli che i nipoti. Per quanto la scienza sia stata in grado di migliorare la qualità della vita umana e soprattutto di estenderne le prospettive temporali, arriva un momento in cui la salute necessita di supporto costante. Venendo meno l’autosufficienza, i familiari diventano fondamentali nel supporto e nella gestione della vita degli anziani. L’assistenza quotidiana dei parenti, coadiuvati spesso da “badanti” o infermieri, si sostituiscono in molti casi alle strutture private e soprattutto ad un welfare italiano praticamente assente».

«Manca soprattutto un sistema di assistenza quotidiana per tutti quei soggetti affetti da malattie croniche-degenerative, come ad esempio l’alzheimer - prosegue l'esperta - che pongono le famiglie di fronte a problematiche spesso insormontabili in assenza di adeguato sostegno. Per quanto possa anche manifestarsi in età giovanile, la malattia colpisce per lo più soggetti tra i 65 e gli 80 anni d’età, con impatto distruttivo sulle funzioni cognitive quali memoria, linguaggio e capacità di movimento. L’ Italia si attesta come uno dei paesi più “vecchi” a livello mondiale, con tassi di natalità che confermano l’inesorabile trend degli ultimi decenni».

«Se da un lato la longevità si traduce in una vita migliore e più lunga - conclude Maria Cara -dall’altro rappresenta problemi ma anche opportunità che devono risultare centrali nella vita sociale e politica di questo paese. Il PNRR ha previsto lo stanziamento di risorse per potenziare questo tipo di assistenza socio-sanitaria, proprio nell’ottica di una società che sappia affrontare i suoi cambiamenti. Risorse che necessitano di un’attiva convergenza tra Enti del Terzo Settore ed Istituzioni, allo scopo di supportare i familiari e restituire un ruolo centrale a soggetti fragili ma ancora indispensabili. Convergenza che si è realizzata proprio in questi giorni con l’inaugurazione del Primo Alzheimer-cafe’ comunale, progetto sognato per un decennio dalla nostra Associazione “Allegra-mente”».

Giornata dei nonni e degli anziani, il Forum associazioni familiari: «Nonni, guida anche per i genitori»

«Dobbiamo essere grati a Papa Francesco che ha voluto istituire la Festa dei nonni e che ha proposto un percorso di Catechesi sul loro ruolo - scrive Marina Cutrupi Riso del Forum delle Associazioni familiari - perché in tal modo ha promosso una riflessione particolare sia nei gruppi ecclesiali sia nelle singole famiglie su una condizione della vita che non sempre è adeguatamente valorizzata. Non tutti gli anziani hanno la possibilità di essere nonni, specialmente nella società di oggi, e non tutti i ragazzi e i giovani hanno dei nonni da frequentare e con cui confrontarsi, quindi non c’è nulla di scontato. Quando questa realtà si verifica, assume la connotazione di un dono prezioso che misteriosamente viene accordato e di cui bisogna essere grati al Signore».

«I nonni - prosegue la rappresentante del Forum - rappresentano per i loro nipoti la storia della famiglia, la realtà che li ha preceduti, le loro radici, e sono una guida che si affianca a quella dei genitori, anche se in modo diverso. Per i genitori sono un supporto nell’educazione e nella cura dei figli, soprattutto quando si deve far fronte agli impegni lavorativi. Spesso i nonni non condividono le scelte di vita dei nipoti e, invece di proporre con delicatezza il loro punto di vista, rimproverano aspramente i ragazzi. E così alcuni nipoti diradano i contatti con i nonni per non essere rimproverati per quello che fanno e anche per le loro scarse visite. A volte le condizioni di malattia, sofferenza e solitudine portano gli anziani a ripiegarsi su se stessi, a perdere la speranza in un miglioramento delle loro condizioni».

«Ma la visita di un nipote e una telefonata di quelli lontani - conclude Marina Cutrupi Riso - sono il toccasana per recuperare fiducia e capire che i ragazzi hanno bisogno di loro e del loro esempio, nonostante le difficoltà fisiche. Se si riflettesse sulla grandezza di questo dono, forse tanti conflitti che purtroppo si verificano anche nelle relazioni tra nonni, genitori e nipoti potrebbero essere meglio risolti o evitati. Ma le persone non sono perfette, spesso è difficile comunicare. Si potrebbe intanto cominciare ad accettare gli altri (anche i familiari) per quello che sono, non per quello che vorremmo che fossero. Solo se si mette questo “dono” nelle mani del Signore, Lui potrà dare ai nonni e ai nipoti (e ai genitori) il giusto discernimento per svolgere bene il loro percorso di vita tra le gioie e le inevitabili difficoltà».

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