Libri: Roma, domani la presentazione di “Ribellarsi alla notte”, il nuovo romanzo di Mimmo Muolo
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“Il femminicidio di Giulia Cecchettin, solo l’ultimo degli oltre 100 di quest’anno, è l’ennesimo segnale che stiamo sottovalutando un’emergenza vera: abbiamo bisogno di un grande piano di educazione all’affettività e al rispetto dell’altro, che parta sin dai primi anni delle scuole d’infanzia. Servono investimenti anche per la prevenzione, proprio per non dover più trattare i femminicidi come emergenza”. Così Chiara Volpato, Responsabile dl Coordinamento Donne Acli, in una nota diffusa in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. “La violenza contro le donne – si legge in una nota delle Acli – continua ad essere tra le violazioni più diffuse e globali dei diritti umani, verificandosi ovunque e a qualsiasi livello: in tutti i Paesi, per strada, in casa, nei luoghi di studio e di lavoro, negli spazi pubblici, nei trasporti, nella politica, nello sport: da parte di sconosciuti, ma anche da persone vicine come amici e familiari. Nel nostro Paese, secondo i dati Istat, un terzo della popolazione femminile ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale”.
Un pensiero particolare il Coordinamento Donne vuole dedicarlo a tutte le donne che oggi vivono nei moltiplicati contesti di guerra. “Sono le prime vittime, insieme ai bambini che pagano il prezzo più alto dei conflitti armati. Sono le donne ucraine, palestinesi, israeliane e tutte quelle che vivono in quelle terre in cui si svolgono guerre meno note, ma non per questo meno dure”. Le guerre aumentano la violenza contro le donne in termini di stupri, esodi di massa e rischio di povertà. Da qui l’auspicio di Volpato: “le donne devono poter accedere ai grandi processi decisionali perché, in generale, il loro ruolo è essenziale per le nostre società, tanto in tempo di guerra quanto in quelli di pace. In particolare, il coinvolgimento delle donne nelle risposte umanitarie è fondamentale, non solo per garantire il rispetto dei loro stessi diritti, ma anche per mettere in luce una prospettiva diversa dello stare insieme”.
Sostegno delle Acli anche “alle molte azioni di coraggio delle afghane e delle iraniane, mantenute sotto il giogo di un terribile assoggettamento. Queste donne rischiano ogni giorno di perdere la vita, pur di esprimersi e liberarsi dalle catene della sopraffazione, talvolta resistendo, altre volte rompendole”. Dopo la morte della studentessa Mahsa Amini nel settembre del 2022, che ha rotto gli argini per una vera e propria rivolta in molte città dell’Iran al grido di “donna, vita, libertà”, questo ottobre, dopo una lunga agonia, ha perso la vita anche Armita Garavand e con loro tante altre donne, attiviste o semplici cittadine, “per noi senza nome, senza volto, ma che meritano il cordoglio di tutti noi”.
Fonte: Agensir
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