A Reggio la ventesima Giornata nazionale per Amore, per Abio
Abio è con i bambini e con le loro famiglie, con un gioco, un sorriso
Da quasi vent'anni, il 15 settembre è la Giornata internazionale per la consapevolezza sul linfoma. Un tempo di riflessione e attenzione comunitaria dedicata ai pazienti della patologia e ai loro familiari.
Il 15 settembre di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale della consapevolezza sul Linfoma, un’occasione per sensibilizzare sui linfomi e diffondere le novità in termini di ricerca e innovazione terapeutica su patologie che, solo in Italia, affliggono circa 150 mila persone.
Nata nel 2004 su proposta della Lymphoma Coalition, una rete mondiale che fornisce supporto ai pazienti con linfoma. Scopo principale della giornata è diffondere i risultati delle ultime ricerche riguardo al trattamento dei linfomi, sensibilizzando su aspetti fondamentali come l’importanza della ricerca e i problemi relativi alla malattia.
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I linfomi comprendono diversi tipi di tumore che prendono origine dalle cellule (linfociti) delle ghiandole linfatiche (linfonodi) presenti in tutto il corpo. Dai linfonodi la malattia può diffondersi attraverso il sangue e/o i vasi linfatici ad altri linfonodi od organi, sia linfatici (midollo, milza, ecc.), sia extra-linfatici (cute, polmoni, sistema nervoso centrale, stomaco, fegato ecc.).
I linfomi sono suddivisi in due grandi categorie: Hodgkin (LH) e Non Hodgkin (LNH). Questi ultimi comprendono a loro volta molti tipi di linfomi fra cui i più frequenti sono il linfoma a grandi cellule e il linfoma follicolare.
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Si tratta di tumori del sistema immunitario caratterizzati da un primo picco di incidenza attorno ai 30 anni e da un secondo picco attorno ai 70: rappresentano la neoplasia più frequente nella fascia d’età tra i 20 e i 30 anni. In base all’ultimo report dell’AIOM (l’Associazione italiana di oncologia medica), “I numeri del cancro in Italia”, sono 67mila le persone viventi nel nostro Paese dopo una diagnosi, con una sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi stessa dell’85% per gli uomini e dell’87% per le donne.
Complessivamente, nei Paesi industrializzati, Italia compresa, il tasso di incidenza si attesta a 3-4 casi per 100.000 abitanti ogni anno, con un lieve eccesso di casi nei soggetti di sesso maschile. La malattia si presenta generalmente con l’ingrossamento dei linfonodi del collo e del torace, ma in circa la metà dei casi lo stadio è avanzato con il possibile coinvolgimento di organi extranodali come il polmone, la milza e lo scheletro.
Tra i fattori di rischio per il linfoma di Hodgkin (LH), l’infezione da EBV (il virus che provoca anche la mononucleosi) è quello supportato dalle maggiori evidenze e si stima abbia un ruolo nella genesi di un terzo circa dei casi. Anche per il LH, così come per gli altri linfomi, non esistono programmi di prevenzione primaria e secondaria.
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Rappresentano un gruppo eterogeneo di neoplasie del sistema immunitario che originano dai linfociti di tipo B o T. In base alla più recente classificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono descritti più di 60 tipi di linfoma non-Hodgkin (LNH), ognuno come entità a sé stante.
La descrizione epidemiologica di tutti i LNH, senza ulteriori distinzioni, fornisce informazioni complessive sull’andamento di un gruppo complesso di patologie tumorali, ma non tiene conto di possibili differenze e variazioni a livello delle singole entità nosologiche.
I dati di incidenza, contenuti sempre nel report dell’AIOM, confermano questo gruppo di patologie come uno dei primi 10 tumori per frequenza in Italia, in misura simile per uomini e donne, pari al 3% circa di tutte le neoplasie. Sono infatti 156.400 i pazienti con LNH, con una sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi del 67% per gli uomini e del 70% per le donne.
La ricerca in questo campo ha fatto grandi passi avanti da quando, per la prima volta, il medico Thomas Hodgkin nel 1832 descrisse il linfoma di Hodgkin, considerandolo però una forma di tubercolosi. Fu poi la medica Dorothy Mabel Reed a inizio ‘900 a classificare per la prima volta le cellule di Reed Sternberg tipiche del linfoma di Hodgkin e a dimostrare che non si trattava di una malattia infettiva come la tubercolosi.
Nel 1975, grazie all’intuizione dell’oncologo Gianni Bonadonna dell’Istituto Tumori di Milano, viene introdotto un nuovo trattamento basato sulla combinazione di 4 chemioterapici (ABVD) e tutt’oggi impiegato.
La ricerca ha portato a nuove scoperte e nuove sfide. Tra le più recenti e innovative troviamo la terapia basata sulle cellule CAR-T, ovvero la manipolazione genetica delle cellule del sistema immunitario del paziente per renderle capaci di riconoscere e attaccare il tumore. Nel 2019 AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco, ha approvato le CAR-T e i primi centri hanno iniziato a somministrare la terapia.
Abio è con i bambini e con le loro famiglie, con un gioco, un sorriso
Ecco la puntata di oggi del percorso Podcast intrapreso dall’arcivescovo di Reggio Calabria – Bova, monsignor Fortunato Morrone.
Da questa pagina è possibile ascoltare il Podcast senza installare alcuna App sul proprio smartphone.
Importante la sessione dedicata all’indispensabile figura dello psiconcologo Torna l’appuntamento organizzato da Linfovita con il Lymphoma
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