Avvenire di Calabria

Intervista esclusiva al manager calabrese che dal 2004 aiuta persone e aziende a navigare i processi di trasformazione digitale

Ai contro i motori di ricerca? Giorgio Taverniti: «Il cambiamento più grande sarà nelle abitudini delle persone»

Il reggino, tra i massimi esperti di SEO e Digital Marketing in Italia, condivide il suo punto di vista

di Davide Imeneo

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È considerato tra i massimi esperti di SEO e Digital Marketing in Italia, e autore di uno dei primi libri sul tema, SEO Power. Giorgio Taverniti, calabrese di Monasterace (in provincia di Reggio Calabria), dal 2004 aiuta persone e aziende a navigare i processi di digital transformation attraverso consulenze, formazione ed eventi.

Attraverso il suo canale YouTube, divulga conoscenza su SEO e marketing digitale, con l’obiettivo di creare spazi di confronto e condivisione per esperti e appassionati.



Abbiamo avuto il piacere di parlare con lui di digital transformation e delle sue implicazioni.

🎧Ascolta qui il podcast Good Morning Calabria con Giorgio Taverniti 👇

Com’è nata la tua passione per il mondo di internet e della SEO?

La SEO e la mia passione per Internet sono nate insieme. Nel 2003 avevo creato un sito che faceva 50 visite al giorno, ma volevo arrivare a 100. Iniziai a studiare da dove provenisse il traffico e scoprii che la maggior parte arrivava dai motori di ricerca. Così, seguendo le linee guida di Enrico Altavilla, applicai le strategie conosciute all’epoca, ed era sorprendentemente facile. Il sito arrivò a 35.000 visite al giorno e giorgiotave.it divenne uno dei 20 portali più visitati in Italia. È nato tutto in modo quasi casuale, ma la passione per la sperimentazione, la ricerca e la condivisione è cresciuta enormemente.

Come immagini il futuro della SEO nei prossimi 5-10 anni? L’Ai avrà un ruolo nel contesto SEO?

Il cambiamento più grande sarà proprio nelle abitudini delle persone. Oltre alle necessità tradizionali come cercare informazioni, acquistare prodotti e leggere notizie, oggi si affermano due nuove modalità di ricerca. La prima è quella ispirazionale, legata ai content creator, da cui ci lasciamo ispirare sempre di più, aspetto fondamentale sia per la SEO che per l’AI.


PER APPROFONDIRE: L’età di Internet, parla il professor Domenico Ursino: «Una rivoluzione che ha riscritto il futuro»


La seconda è l’uso sempre più diffuso dell’intelligenza artificiale, che trasformerà le modalità di ricerca e diventerà un assistente integrato in ogni interfaccia e software. Non posso fare previsioni certe, perché il futuro sarà guidato dalle nuove generazioni, ma immagino che avremo assistenti di ricerca sempre più avanzati.

In che modo i Social media hanno influenzato la tua carriera e l’evoluzione della SEO?

I social media hanno influenzato il mio lavoro, soprattutto dopo aver scoperto YouTube nel 2006. Gli altri Social non hanno cambiato molto il mio personale approccio a internet, se non che molte persone si sono spostate dai forum ai social network. I forum erano più comunità, i social network hanno portato le persone a spostarsi verso luoghi dove veniva data più importanza al singolo individuo piuttosto che al gruppo, cosa che considero un peccato. Tuttavia, i social mi hanno facilitato la comunicazione sotto molti aspetti, in particolare con i video, che sono il mio mezzo preferito, anche se il testo è sempre stato il mio punto di forza.

Hai recentemente pubblicato il libro “Google Liquido”, quali sono i punti essenziali che puoi condividere con noi?

Google Liquido rappresenta per me un punto di svolta. Ho aspettato nove anni per pubblicare un altro libro, perché volevo offrire qualcosa di nuovo, non un libro tradizionale. Sono molto soddisfatto di aver introdotto nuove terminologie nella SEO italiana. L’aspetto più importante è che ho fatto capire come Google non sia più solo un motore di ricerca, ma un vero e proprio ecosistema. L’ottimizzazione SEO classica non è più valida: Google frulla i contenuti e li distribuisce dove e come ritiene più opportuno. Per questo ho intitolato il libro ‘Google liquido’: non siamo noi a controllare, ma è internet che rielabora e mostra le informazioni nel modo più efficace. Questo cambia il nostro approccio all’ottimizzazione, mettendo al centro la qualità e l’adattabilità dei contenuti.

Cosa significa per te “condividere conoscenza” nel contesto digitale?

Condividere è una parola bellissima che porto con me fin dai primi anni su internet, nata da una necessità personale e aperta all’interpretazione di ognuno. Per me significa mettere a disposizione ciò che hai e darlo agli altri. Non è qualcosa che si può improvvisare, deve venire da dentro. Le cose che tratteniamo per noi stessi finiscono per morire, mentre quelle che condividiamo possono germogliare e continuare a vivere anche dopo di noi.



Ho sempre condiviso ciò che avevo, e oggi, nel contesto digitale, condividere significa scoprire, imparare e mettere in circolo. Lo faccio come un dono, senza aspettative di ritorno, semplicemente per il piacere di farlo. Questa filosofia di vita riflette il percorso di crescita personale che ho seguito negli ultimi vent’anni, e la scelta di condividere si è rivelata profondamente coerente con ciò che sento.

Qual è stato il momento più gratificante della tua carriera fino ad oggi?

Uno dei momenti più significativi è stato il mio TEDx, che ho presentato in apertura al WMF con il titolo “La notte buia di internet”, dove ho condensato il mio pensiero. Dal punto di vista imprenditoriale, la soddisfazione più grande è vedere come una piccola iniziativa possa trasformarsi in qualcosa di veramente grande, anche senza una spinta eccessiva. Se pianti un buon seme e lo curi, può davvero germogliare in qualcosa di straordinario.

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