Avvenire di Calabria

La commissione pari opportunità del Consiglio regionale della Calabria ha incontrato il Garante dei detenuti Muglia

Genitorialità in carcere, in Calabria ancora troppi limiti

La proposta e l'impegno: sollecitare l'attivazione delle linee guida previste per garantire il legame genitori-figli nonostante la detenzione

di Redazione Web

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La tutela dei diritti delle persone detenute, con particolare riguardo alla genitorialità e alla condizione delle donne in carcere è stata al centro dell’ultima seduta della Commissione regionale per l’uguaglianza dei diritti e delle pari opportunità fra uomo e donna della Calabria, presieduta da Anna De Gaio.

Diritti dei detenuti, la relazione del Garante Muglia

I lavori ospitati presso l’Aula commissioni “A. Acri” di Palazzo Campanella, a Reggio Calabria, hanno visto l’audizione di Luca Muglia, Garante regionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale. Muglia ha porato alla luce una realtà penitenziaria che richiede interventi urgenti e mirati.



In particolare, il Garante dei diritti delle persone detenute ha illustrato la sua relazione semestrale 2024, evidenziando le problematiche organizzative e strutturali che affliggono le carceri calabresi: quali sovraffollamento, eventi critici e carenza di personale. Particolare rilevanza ha avuto la discussione sulle Linee guida “Carcere e Genitorialità”, che mirano a garantire il diritto dei figli minori a mantenere un legame affettivo con il genitore detenuto ed a prevenire e scongiurare la discriminazione che spesso colpisce le persone private della libertà personale.

Diritto all’affettività in carcere: in Calabria mancano luoghi idonei per i colloqui tra detenuti e figli

Il Garante ha sottolineato, inoltre, la necessità di luoghi idonei per i colloqui tra genitori detenuti e figli in cui esercitare il diritto all’affettività e di percorsi adeguati di sostegno alla genitorialità, nonché di interventi dedicati alle detenute madri. Muglia ha fatto appello affinché il sistema giudiziario e penitenziario adotti misure più flessibili ed umane, rispettando le esigenze della genitorialità e il benessere dei minori coinvolti. Le Linee guida delineate, frutto di consultazioni con le istituzioni nazionali, propongono un modello di intervento mirato che la Commissione Pari Opportunità ha accolto con favore.


PER APPROFONDIRE: “Cinema dentro” al carcere di Arghillà: detenuti e magistrati a confronto grazie al grande schermo


Quanto alle sezioni detentive femminili, il Garante regionale ha evidenziato che il sistema penitenziario non presenta alcuna caratterizzazione di genere, essendo pensato e costruito “a misura di uomo”. Occorre, viceversa, riconoscere e valorizzare le peculiarità che contraddistinguono la condizione detentiva femminile, individuando anche gli strumenti di cui la donna detenuta necessita per elaborare il suo vissuto.

Il ruolo della Commissione Pari Opportunità: riflettori accesi su donne e genitori detenuti

La Commissione per le Pari Opportunità, nella sua funzione di tutela dei diritti, si è impegnata a dare seguito alle raccomandazioni emerse dall’audizione, riconoscendo l’urgenza di intervenire sulle condizioni delle persone detenute, con una particolare attenzione alle donne e ai genitori. Come sottolineato dalla Presidente De Gaio, espresso il pieno apprezzamento per il lavoro svolto dal Garante, la Commissione si porrà come interlocutore attivo per stimolare e facilitare l’attuazione delle Linee guida e stimolare un dialogo costruttivo con le autorità penitenziarie e gli organi giudiziari.

Tra i risultati della seduta, si è convenuto di organizzare alcuni incontri per dare seguito alle proposte avanzate, con particolare attenzione al miglioramento delle condizioni per le detenute. Si è convenuto, in particolare, di promuovere, per il futuro, progetti specifici che migliorino le strutture penitenziarie, affinché siano più adeguate alle esigenze delle persone detenute, garantendo spazi sicuri e rispettosi per i colloqui con i familiari e condizioni dignitose per le detenute, soprattutto per coloro che sono madri.

Una proposta per l’istituto “modello” di Laureana di Borrello

Come è emerso dalla riunione, la Commissione – si legge in una nota – «intende collaborare con istituzioni locali e nazionali per sviluppare politiche concrete di inclusione e reinserimento sociale».



In questo contesto, è stata condivisa una proposta congiunta, per quanto di competenza. La Commissione Pari Opportunità e il Garante regionale si faranno carico, a breve, di richiedere all’Amministrazione penitenziaria l’istituzione di una sezione riservata alle donne detenute presso la Casa di reclusione a custodia attenuata di Laureana di Borrello.

L’istituto di Laureana di Borrello noto sul piano nazionale per l’eccellenza delle sue attività di recupero e formazione rappresenta un modello virtuoso per lo sviluppo di progetti penitenziari innovativi volti alla riabilitazione ed al reinserimento sociale, di cui dovrebbero beneficiare anche le donne detenute.

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