Avvenire di Calabria

Un tentativo di allargare lo sguardo sulla realtà sociale ed ecclesiale del territorio

Equipe missionarie per le periferie isolate della diocesi reggina

Redazione Web

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di Ettore Triolo * - La Diocesi torna a riflettere sul tema della corresponsabilità dei fedeli laici e lo fa non per individuare spazi, competenze, ruoli, ma per allargare lo sguardo sulla realtà sociale ed ecclesiale del territorio diocesano, per ascoltare domande e bisogni che vengono dalle persone di questo tempo e di questa terra. Lo fa con lo stile della comunione che è già corresponsabilità; uno stile che non può e non deve essere caratteristica di pochi appuntamenti, ma sostanza e forma della vita della comunità, nella quotidianità degli impegni.

Comunione è prima di tutto capacità di impegnarsi comunitariamente nell’azione di discernimento per poter rispondere alle domande di senso, di ascolto, di vita, di consolazione, di condivisione. La vera comunione genera dunque la corresponsabilità e nello stesso tempo la corresponsabilità genera comunione. Non è possibile spiegare in poche righe cosa si intenda per corresponsabilità dei fedeli laici, ma si può iniziare a riflettere sulla composizione di questo termine. Corresponsabilità rimanda all’idea della vocazione dei laici: uomini e donne capaci di rispondere con lo stile della comunione alle domande del mondo; persone capaci innanzitutto, perché formate, nutrite dell’attiva partecipazione alla vita liturgica della comunità, dall’ascolto della Parola, dallo studio del Magistero. La nostra terra ha necessità dell’impegno di persone così formate, di laici che Pio XII definiva come coloro che si trovano nella linea più avanzata della vita della Chiesa: quanti luoghi del nostro territorio interpellano le nostre coscienze, richiedono la capacità di elaborare percorsi di formazione e di promozione umana e sociale?

Territori sempre più poveri di istituzioni rappresentative, di servizi essenziali, di luoghi di sana aggregazione, di opportunità professionali, in alcuni casi (forse troppi) anche dell’impegno formativo e sociale della comunità ecclesiale e del laicato organizzato. Eppure vi è l’esigenza non più procrastinabile di tornare a proporre percorsi di formazione autentici, credibili perché non astratti; vi è la necessità di riscoprire la bellezza di un vero progetto di vita cristiana che, ad esempio, faccia comprendere ai giovani, attraverso l’incontro con Cristo, anche l’importanza della formazione culturale e professionale con percorsi scolastici integrati, l’esigenza di una educazione a un’affettività sana e rispettosa dei tempi di crescita di ciascuno, la necessità e l’utilità di un impegno serio per il proprio territorio, come investimento per il futuro. Si tratta di dare spazio ad una progettualità che coinvolga anche altre realtà, istituzioni e agenzie educative; non un’iniziativa estemporanea, ma un impegno missionario che nasce dalla comunione e che genera comunione. Il Convegno potrebbe essere, per questo aspetto, l’occasione giusta per rilanciare l’idea della creazione di équipe missionarie alle quali affidare alcuni territori della diocesi, che vivono una situazione di povertà istituzionale, ecclesiale e culturale: è questa un’intuizione profetica di Franca Sesti, che è stata per tante generazioni di laici testimone vero di corresponsabilità ecclesiale.

Chissà che non sia giunto il tempo di dare corpo a questa idea.

* segretario del Consiglio pastorale diocesano

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