Giornata dei poveri: diocesi Acireale, domani veglia di preghiera a Carruba
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“Per ascoltare davvero un tempo di cambiamento occorre riscoprirsi parte del processo stesso e fare attenzione alle voci delle vite: a quelle che lo raccontano, a quelle che lo patiscono, lo generano, lo rilanciano, lo criticano, lo ostacolano”. Lo ha detto Lucia Vantini, filosofa e teologa, presidente del Coordinamento teologhe italiane (Cti), intervenendo alla sessione di formazione ecumenica del Sae in corso a Santa Maria degli Angeli, ad Assisi.
“Anche se storicamente sono state silenziate o private della giusta risonanza, le voci delle donne – ha aggiunto Vantini – si presentano cariche di una sapienza essenziale in un momento come questo in cui c’è da orientare le trasformazioni in atto spingendole verso la costruzione di un mondo ospitale verso le differenze e finalmente capace di complessità. È la scommessa dei femminismi: nella libertà delle donne è racchiusa una promessa che fa bene al mondo intero”. Un nuovo orientamento, secondo la teologa, “fa bene agli uomini, perché possono finalmente smarcarsi da un patriarcato che li costringe a nascondere emozioni e ferite; fa bene agli altri esseri viventi e alla natura, perché questi smettono di essere oggetti nelle mani del dominio maschile; fa bene alle nostre narrazioni, perché ritrovano la pluralità delle vite e i nodi rimossi del reale; fa bene alla cultura, perché si apre finalmente a una memoria più giusta e a una speranza più audace”.
Vantini ha osservato che tutto questo può accadere oggi perché “si è aperto uno spazio inedito nelle relazioni tra i sessi. È crollato il patriarcato, anche se per certi aspetti forse si è travestito, ed è scaduto quello che Carol Pateman chiamava ‘contratto sessuale’ che divideva in due il mondo e lo assegnava a donne e uomini secondo la loro ‘natura’: a lui la ragione a lei l’emozione, a lui lo spazio politico a lei quello della casa, a lui la produzione a lei la riproduzione, a lui il sacro a lei il profano, a lui la giustizia a lei la cura… Questo contratto non è stato sostituito da un altro. Il vuoto rimane, ed è una fortuna: è lì che si possono convertire i pensieri, le parole, i sentimenti, le pratiche, le norme”.
La teologa ha affermato che in questo modo sia data l’occasione per ricordare che “nel cristianesimo la differenza sessuale non è un destino ma un mistero custodito dall’azione creatrice di Dio stesso, che l’amore evangelico si misura dalla disponibilità a dare la vita e non da altro, che per Gesù non esistono vite sacrificabili, che le schiavitù contraddicono l’economia della salvezza, che certi confini non hanno senso di esistere, che dietro certi discorsi di giustizia si celano la tentazione del potere e la cultura dell’orgoglio virile, che la violenza sui corpi femminili spesso si dà insieme alla devastazione ecologica, e che certi modi di parlare delle differenze possono anche uccidere”. Vantini ha evidenziato che nelle teologie femministe c’è la ripresa di tutto questo “in un intreccio complesso che riconosce il sacro dentro le vite e che forse traccia tutt’un’altra storia da quella della secolarizzazione”.
Fonte: Agensir
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