Avvenire di Calabria

L'Italia continua ad essere uno dei paesi europei in cui le disuguaglianze di reddito sono più pronunciate

Disuguaglianze e povertà educative, minori penalizzati

Emblematici i casi delle province di Crotone e Vibo Valentia,

di Redazione Web

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L'Italia continua ad essere uno dei paesi europei in cui le disuguaglianze di reddito sono più pronunciate. Un aspetto importante da considerare anche alla luce di quanto la condizione economica familiare influenza le prospettive educative di bambini e bambine. In Calabria, i divari sono ancora più accentuati. Emblematici i casi di Crotone e Vibo Valentia.

Reddito, Calabria fanalino di coda

La Calabria è la regione con la maggior quota di dichiarati con redditi bassi (41,5%). Seguono altre tre regioni del sud: Sicilia (37,8%), Campania (36,7%) e Puglia (36,5%). Sono invece minori in Piemonte (22,2%), Lombardia (21,4%) e Emilia-Romagna (21,2%).


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Secondo l'elaborazione "Openpolis" – "Con i Bambini" su dati ministero dell’economia e delle finanze relativi al mese di aprile 2023, emerge - come prevedibile - una forte differenza tra nord e sud del paese. Complessivamente, nell’area del mezzogiorno, la quota di persone con reddito compreso tra 0 e 10mila euro si attesta al 36,5%, contro il 26,6% del centro, il 22,3% del nord-est e il 22,1% del nord-ovest.

A livello provinciale, Crotone è la zona con le percentuali più alte (44,38%) seguita da Vibo Valentia (43,1%), Cosenza (42,6%) e Agrigento (42,1%).

Sono invece caratterizzate dall’incidenza più bassa le aree di Monza e della Brianza (19,6%), di Lodi (19,2%) e di Bologna (19%). Per quel che riguarda invece i capoluoghi, i valori più alti sono riportati dai tre comuni della provincia di Barletta-Andria-Trani. In particolare, Andria (40,8%), Barletta (40,2%) e Trani (38,3%). Più bassi invece a Modena (19,4%), Belluno (18,9%) e Lodi (18,8%).


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Complessivamente, emerge ancora dall'elaborazione dei dati del ministero dell'economia e delle finanze, il 46% della ricchezza in Italia è detenuta dal 5% delle famiglie più ricche.

Disuguaglianze e povertà educative

Disuguaglianze eccessive nella condizione di partenza delle famiglie portano spesso alla riproduzione di divari educativi, sociali ed economici vissuti da bambine e bambini. È questa dinamica che alimenta la trappola della povertà educativa.

Anche se non è l’unico fattore, dal momento che la povertà è un fenomeno multidimensionale che va ben oltre le questioni strettamente monetarie, il reddito rimane uno degli aspetti più importanti da monitorare. Uno degli indici maggiormente utilizzati per comprendere al meglio queste dinamiche è l’indice di Gini, che considera le disuguaglianze proprio sul lato reddituale.

Le disparità economiche hanno un impatto diretto anche sulle famiglie con figli. La distribuzione dei redditi è un aspetto cruciale se si pensa al fatto che per le famiglie con minori a carico siano necessarie più risorse economiche per poter arrivare a fine mese senza difficoltà.

Le richieste della famiglie italiane a basso reddito

Stando alle rilevazioni campionarie di Istat, nel 2022 il 25,9% delle famiglie dichiarano che hanno bisogno di oltre duemila euro al mese per non trovarsi in condizione di difficoltà economica. Quota che sale al 30,4% per i nuclei monogenitoriali e al 39,4% per le coppie con figli.


PER APPROFONDIRE: Caro scuola, in Calabria gli studenti possono richiedere il voucher


La presenza di figli è quindi una delle variabili che determina maggiormente il bisogno economico di una famiglia. Così come il loro numero. In coincidenza con gli ultimi dati Istat, che indicano come al crescere del numero di figli aumentino anche le risorse necessarie per poter mantenere la famiglia.

Tra i nuclei con un unico figlio, il 35,9% indica come soglia minima indispensabile per arrivare a fine mese un reddito che va dai duemila euro in su. Con due figli, questa quota sale al 39,7%. Dai 3 figli in su, quasi la metà delle famiglie (43,6%) dichiara come necessari oltre duemila euro per arrivare a fine mese.

La difficoltà di arrivare a fine mese influisce anche su come una famiglia spende i propri soldi, favorendo le spese per i beni necessari per la sussistenza. L’istruzione ha quindi un ruolo cruciale per favorire migliori condizioni economiche e lavorative future e attivare meccanismi di mobilità sociale. Garantire un apprendimento di qualità a tutti non soltanto interrompe questa tendenza, ingiusta per i minori e per le loro famiglie, ma consente anche di ridurre gli effetti economici e sociali negativi che si creano all’interno di una comunità.

Garantire il diritto allo studio, le iniziative in Calabria

Proprio in Calabria, realtà in cui si registrano i principali divari, l'Ente regione ha stanziato ben 16 milioni di euro per venire incontro alle esigenze delle famiglie in difficoltà sul diritto allo studio. La Regione ha aperto, proprio in questi giorni, due distinte finestre. La prima di 8 milioni per la destinata a fronteggiare il "caro scuola", al fine di tutelare e salvaguardare il diritto allo studio degli studenti calabresi anche garantendo loro un sostegno economico concreto per le spese a cui le famiglie sono andate incontro ad inizio anno scolastico.

La misura permette di far fronte alle spese per l’acquisto di materiale scolastico, per supporti digitali, per spese di trasporto scolastico e di accesso ai servizi culturali. Si tratta di un sostegno concreto - spiegano dalla Cittadella - per garantire la frequenza scolastica degli studenti appartenenti a famiglie a basso e medio reddito.


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Destinatari della borsa di studio sono gli studenti e le studentesse che nell’anno scolastico 2022-2023 hanno frequentato regolarmente le classi di un istituto secondario di secondo grado della Regione Calabria e che appartengano a nuclei familiari aventi un indicatore Isee non superiore ad euro 15.748,78.

Una seconda finestra sarà aperta a giugno. È dedicata agli studenti che stanno frequentando le prime classi e che non hanno ancora maturato la frequenza in un istituto di secondo grado.

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