Avvenire di Calabria

Diocesi: mons. Pellegrini (Concordia-Pordenone), “necessario avere più coraggio per riannunciare e testimoniare la gioia del Vangelo”

di Redazione Web

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“Nelle nostre parrocchie è necessario avere un po’ più di coraggio per riannunciare e testimoniare la gioia del Vangelo e la presenza viva di Gesù che non ci lascia soli e cammina insieme con noi”. Ciò potrà accadere se ci sarà “una Chiesa estroversa, fatta di persone che interagiscono tra di loro mettendosi al servizio dell’evangelizzazione del nostro territorio, nella corresponsabilità dei pastori e dei fedeli laici nella Chiesa, e nella piena valorizzazione dei doni e dei carismi di ciascuno, uomini e donne, laici e consacrati. Per far ciò è necessario superare alcune difficoltà e fatiche che nascono da una prassi pastorale, che vede il presbitero ancora al centro di tutte le attività pastorali per una visione ecclesiologica che dal Vaticano II in poi, a partire dal Papa Paolo VI e dai successivi Pontefici e vescovi, ha sviluppato e messo in risalto l’idea di una Chiesa popolo di Dio in cammino verso il Regno”. Ne è convinto mons. Giuseppe Pellegrini, vescovo di Concordia-Pordenone, che così si esprime nella lettera pastorale “Cammino di speranza per una nuova evangelizzazione” il cui testo è stato consegnato ieri sera a tutti i parroci e i vicepresidenti dei Consigli pastorali durante una solenne celebrazione nel duomo di San Marco a Pordenone.
Dopo l’invito rivolte alle comunità a cambiare la propria prassi pastorale, il presule affronta il fondamento della fede cristiana, il Battesimo, che apre le porte all’azione dello Spirito: compito delle comunità è di accompagnare tutti a vivere il proprio Battesimo e quindi il proprio essere cristiani, promuovendo “dalla fase di accoglienza per chi chiede di entrare nella Chiesa, alla formazione di chi accompagna, soprattutto per garantire un accompagnamento della comunità cristiana nella scoperta dei molti doni di grazia che nascono dall’essere inseriti in Cristo”. Un’attenzione particolare viene chiesta alle comunità rispetto alle famiglie che chiedono il battesimo dei propri bambini investendo anche in “percorsi di accompagnamento delle famiglie dopo la celebrazione”. Mons. Pellegrini si sofferma infine sulla carità, che deve diventare la scelta preferenziale della Chiesa perché “sulla povertà la Chiesa si gioca la sua fedeltà al Signore”. Ringraziando le molte persone che dedicano tempo ai poveri nelle comunità attraverso molteplici servizi, il vescovo elenca come esemplificazione diverse povertà sociali presenti in diocesi come “numerosi ammalati che in lista d’attesa devono aspettare mesi per una visita medica o diagnostica; alla crisi di tante persone, soprattutto ragazzi, provocata dalla rottura dei legami familiari; il mondo dei ‘neet’ (giovani che non studiano, né lavorano, né sono inseriti in qualche occupazione); violenza contro le donne che talora porta al femminicidio; abusi e violenza verso i minori; emarginazione e talvolta anche violenza verso chi fa scelte diverse di vita, al crescere fenomeni di dipendenza”. “Sono tutte povertà – ammonisce il presule – che chiedono l’attenzione e la cura, in particolare dei Consigli pastorali parrocchiali. Le comunità cristiane, in sinergia con il territorio e le istituzioni pubbliche. e private, sono chiamate a monitorare il territorio, favorendo e creando luoghi di ascolto e di confronto, per servire meglio chi è nel disagio”. “Nel fare questo – esorta mons. Pellegrini – , l’attenzione sia rivolta non solo a collaborare, per trovare risposte concrete, ma anche un deciso impegno nel dare voce a chi vive situazioni di povertà, al fine di far maturare nella comunità e nelle autorità competenti una maggiore giustizia sociale”. Tra questi “poveri”, il vescovo fa un cenno concreto anche ai migranti che spesso, anche nelle comunità cristiane, sono messi ai margini e si auspica che molte più realtà possano collaborare al loro aiuto.
Ieri sera, il vescovo ha fatto riferimento ai dati Istat diffusi ad agosto rispetto al censimento permanente del 2021, che vanno di pari passo con i dati di Confartigianato che dicono che in Provincia di Pordenone ci sono 34.000 abitazioni sfitte, circa un quinto degli immobili presenti; e ha invitato ad una riflessione non solo ecclesiale ma anche politica della situazione abitativa in Provincia.

Fonte: Agensir

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