Avvenire di Calabria

Tra buone prassi e storie ancora da scrivere: ecco il nostro viaggio nel mondo delle Coop in Calabria

Giornata delle Cooperative: l’impresa è partecipare

Squillaci (Forum Terzo Settore): «La cooperazione non è solo una modalità alternativa di fare impresa. È prima di tutto una scelta»

di Luciano Squillaci, Mariarita Sciarrone e Pasquale e Pasquale Ambrosino

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Celebrata in tutto il mondo da oltre un secolo e proclamata ufficialmente dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite in occasione del centenario dell’Alleanza cooperativa internazionale (Aci) nel 1995, la Giornata internazionale delle cooperative viene commemorata ogni anno il primo sabato di luglio.

Oggi è la Giornata internazionale delle cooperative

Quest’anno, la giornata ricade il 6 luglio con il tema “Le cooperative costruiscono un futuro migliore per tutti” e la celebrazione segnerà la 30ª Giornata internazionale delle cooperative riconosciuta dalle Nazioni Unite.


Non perdere i nostri aggiornamenti, segui il nostro canale Telegram: VAI AL CANALE


Questa giornata offre l’opportunità di evidenziare il contributo storico e attuale delle cooperative nella costruzione di un futuro sostenibile e nel promuovere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg) entro il 2030.

Il tema è in perfetta sintonia con gli obiettivi del prossimo Vertice delle Nazioni Unite sul futuro, che si concentrerà su “Soluzioni multilaterali per un domani migliore”. In occasione del #CoopsDay 2024, le cooperative mostreranno i loro elevati standard di crescita inclusiva e sostenibile e il loro ruolo come amministratori per proteggere l’ambiente e combattere il cambiamento climatico.

 Il Rapporto 2023 del Segretario Generale delle Nazioni Unite sulle cooperative nello sviluppo sociale ha riconosciuto che le cooperative promuovono lo sviluppo economico e sociale di tutte le persone, inclusi i gruppi emarginati. Questa giornata darà anche impulso all’Anno Internazionale delle Cooperative 2025, proclamato dalle Nazioni Unite lo scorso anno.

Cooperative al centro: assicurano servizi non rispondendo alle logiche concorrenziali del mercato

di Luciano Squillaci *

La cooperazione non è solo una modalità alternativa di fare impresa. E non è neanche un semplice stile produttivo. La cooperazione è prima di tutto una scelta. Una scelta antitetica alle logiche concorrenziali del mercato, originata da un’idea, che può sembrare visionaria, ma che invece è di una concretezza straordinaria: è possibile immaginare imprese permeate dai valori della partecipazione e del riconoscimento reciproco. È possibile pensare ad un sistema produttivo e di servizi, motore di un modello di sviluppo inclusivo e sostenibile.


PER APPROFONDIRE: Nuova vita per la Coop Rom ’95: diventa “Centro del riuso”


E di questa straordinaria costellazione di piccole e grandi esperienze cooperative, nate già alla fine dell’800 e che oggi rappresentano una parte importante del tessuto produttivo del nostro Paese, in epoca più recente è divenuta parte integrante la cooperazione sociale, che ha raccolto la sfida dell’interesse collettivo, dimostrando che è possibile restituire dignità e diritti, coniugando umanità e capacità imprenditoriale.

Le “buone prassi” in Calabria: la Rom 1995

Lo scorso 17 giugno a Reggio Calabria abbiamo avuto l’opportunità di partecipare al momento di apertura pubblica del Centro del Riuso, una straordinaria esperienza sociale ed economica portata avanti dalla Cooperativa Sociale ROM 1995. Se volessimo dare significato alla giornata internazionale delle cooperative, che si tiene ogni anno il primo sabato di luglio, e che questa volta ha al centro il tema della costruzione cooperativa di un futuro migliore per tutti, credo che l’esperienza della ROM 1995 possa esserne l’esemplificazione più immediata.

L'inaugurazione del Centro del riuso alla Coop Rom 1995

Una cooperativa nata per rispondere al bisogno di lavoro della comunità Rom di Reggio Calabria, e che ha raccolto la sfida della legalità a tutto tondo, operando con mille fatiche nel corso di quasi 30 anni, senza mai abbandonare l’idea che è possibile una strada alternativa al malaffare ed alla criminalità, nel rispetto della dignità delle persone e dell’ambiente. Ed esperienze come questa ne abbiamo diverse, anche nella nostra Calabria. Così come tante sono le cooperative sociali che portano avanti servizi di altissima qualità professionale, rivolti ai cittadini più deboli e fragili.

Il settore socio-assistenziale

Quasi l’intero settore socio-assistenziale calabrese è oggi garantito dal lavoro e dalla passione di migliaia di cooperatori che hanno aderito prima di tutto ad una idea di solidarietà e condivisione e poi ne hanno fatto il proprio lavoro. Un lavoro, questo va detto, troppo spesso non adeguatamente riconosciuto, sia in termini di professionalità che di remunerazione. È ancora molto presente, infatti, nell’immaginario collettivo, e peggio nel pensiero delle pubbliche amministrazioni, l’idea di una cooperazione “tappabuchi” cui semplicemente delegare azioni e servizi sottocosto, senza riconoscere l’altissimo valore professionale e qualitativo accumulato negli ultimi 30 anni. Ed è questo mancato riconoscimento il pericolo più grave che corre, non solo la cooperazione, ma l’intero sistema dei servizi in Italia ed in Calabria.

Oggi infatti è sempre più difficile trovare professionisti disponibili a lavorare nelle cooperative, soprattutto all’interno dei servizi sociali e sanitari. Non sono percorsi appetibili per i neo laureati, che pur appassionandosi al “senso” ed allo spirito cooperativo, sanno che dovranno fare i conti con stipendi bassi e molto spesso percepiti in enorme ritardo. Fattori purtroppo conseguenti alle collaborazioni con le pubbliche amministrazioni, prigioniere di esasperanti eccessi burocratici e di inaccettabili inefficienze operative, ma anche di scelte poco oculate da parte della politica che non ha ancora compreso il valore di un investimento a sicura redditività sul modello cooperativo.

Coop in Calabria, quale futuro?

Lo scorso febbraio, proprio per garantire una risposta ai bisogni primari di vita dei lavoratori e delle lavoratrici delle cooperative sociali, è stato adeguato il contratto collettivo nazionale. Ma se non ci sarà un conseguente adeguamento anche degli investimenti pubblici in materia di politiche sociali e sanitarie, con conseguente aumento delle tariffe, il tanto atteso adeguamento avrà un effetto boomerang, facendo saltare l’intero sistema e rischiando la perdita di migliaia di posti di lavoro.

La cooperazione sociale vive infatti una sorta di “monopolio al contrario”, dove monopolista non è il produttore (le cooperative), ma l’acquirente (la pubblica amministrazione), ed è quest’ultima che definisce le regole e che stabilisce il prezzo. Con il risultato anomalo che è il compratore a stabilire quanto e come pagare il venditore. Auspichiamo che la politica si renda conto dell’enorme responsabilità che tale posizione dominante porta con sé, garantendo gli investimenti necessari a consentire la continuità dell’impegno cooperativo.

* presidente Forum Terzo Settore

Camini, “Jungi Mundu” ricompone le differenze

di Mariarita Sciarrone

Un paese che non solo accoglie, ma che rigenera e crea nuove opportunità per tutti i suoi abitanti. Era il sogno di Rosario Zurzolo, presidente di Eurocoop Servizi, cooperativa sociale con sede a Camini, un piccolo borgo collinare nella zona della Locride. Questo sogno si è concretizzato nel 2011, con l’arrivo dei primi ragazzi dalla Costa d’Avorio, dando vita all’attuale centro operativo “Jungi Mundu” - “Unisci il Mondo”. E Rosario il mondo lo ha unito davvero, contribuendo a far rinascere un paese. Lo abbiamo raggiunto al telefono per conoscere la storia della cooperativa.

Come nasce il progetto che vi ha portato a diventare Il borgo dell’accoglienza e della rigenerazione sociale?

Il nostro progetto nasce nel 1999 come cooperativa orientata a sostenere lavoratori svantaggiati. La nostra idea iniziale era quella di fornire servizi essenziali come la manutenzione del verde, dell’illuminazione pubblica e delle aree cimiteriali. Tuttavia, ci siamo resi presto conto che le necessità del territorio erano ben più ampie. Nel 2010, il nostro paese stava vivendo un continuo spopolamento, con negozi che chiudevano e una scuola materna chiusa da anni, mentre la scuola primaria contava solo otto bambini in una pluriclasse. Sebbene la cooperativa fosse attiva, eravamo costretti a lavorare fuori dal nostro comune, arrivando fino a Reggio Calabria, e non riuscivamo a offrire opportunità lavorative locali, che erano quelle di cui il paese aveva più bisogno.

Rosario Zurzolo (in primo piano) durante un'iniziativa della Coop Jungi Mundu” di Camini

Nel 2011, è nata l’idea di iniziare un’esperienza di accoglienza, ma le case abbandonate da molti anni necessitavano di essere ristrutturate. Senza fondi pubblici disponibili, abbiamo deciso di investire le poche risorse della cooperativa acquistando un immobile e con l’aiuto di idraulici, muratori ed elettricisti inseriti nella cooperativa, abbiamo iniziato a recuperare il centro storico. Ho contattato personalmente i proprietari delle case abbandonate, molti dei quali erano all’estero, chiedendo la disponibilità a utilizzarle, anche in comodato d’uso. Grazia anche al loro consenso il paese ha ricominciato a vivere.

Qual è il contributo concreto che la cooperativa ha dato al territorio dalla sua nascita?

Siamo passati da un punto di accesso scolastico con nove bambini, una sola maestra e un operatore scolastico, a una realtà dove oggi lavorano 24 persone e ci sono due sezioni di scuola materna con 60 bambini. Da una sola pluriclasse, siamo arrivati a quattro classi. Ma il nostro successo non si limita alla riapertura delle scuole. Abbiamo creato una ludoteca e avviato laboratori di arte, cucito e ceramica. Abbiamo aperto un bar, e salvato l’ufficio postale dalla chiusura, che ora è operativo tre volte a settimana. Abbiamo avviato una piccola attività di ristorazione, che ha permesso di dare lavoro a circa 40 persone, tra migranti che hanno completato il percorso di accoglienza e abitanti del luogo. Finalmente, i bambini possono svolgere attività ricreative e le famiglie possono contare sul nostro supporto per la gestione dei figli durante gli orari di lavoro. Un esempio concreto di integrazione è un ragazzo dell’Eritrea, che ha aperto un allevamento di api e avvierà la distribuzione e vendita del miele. Questo giovane, da beneficiario del progetto Sai, è diventato un operatore attivo della cooperativa, e con sua moglie e i tre figli ora vive in una casa che ha acquistato e ristrutturato. Il nostro borgo è rinato, offrendo nuove opportunità e un futuro migliore per tutti.

Dove risiede secondo lei la forza della cooperativa?

Nell profonda connessione con il territorio e la comunità. Abbiamo creato un’economia circolare basata sul principio che la ricchezza deve essere condivisa. Crediamo fermamente che se il nostro vicino è in difficoltà economica, anche il nostro benessere è compromesso. La politica della cooperativa è quella di far sì che tutti stiano bene. Siamo la prova concreta che, dove c’è lavoro, la microcriminalità scompare. Ricordo quando ero ragazzo, c’erano episodi di piccoli reati. Oggi, grazie all’impegno di tutti, la microcriminalità è sparita perché tutti lavorano. La nostra cooperativa è il cuore di una rivoluzione che ha trasformato la comunità, rendendola un luogo dove ognuno si sente parte attiva e dove il benessere collettivo è il vero successo.

Exodus, trent’anni fa la scommessa: un viaggio che porta alla meta della legalità

di Pasquale Ambrosino

Trenta anni fa, la proposta era una bella sfida! In Calabria, nella Provincia di Reggio Calabria, a partire dall’Aspromonte, provare a sviluppare attività a servizio degli ultimi, in un territorio reputato di per sé marginale e difficile. Tempo e impegno hanno dato una restituzione che si presenta con il nome di una Cooperativa Sociale, la Exodus Calabria.

Don Antonio Mazzi

Una Comunità per Tossicodipendenti in Santo Stefano in Aspromonte, due Centri di seconda accoglienza per immigrati, nei comuni di Montebello Jonico e Brancaleone, una Casa di riposo per anziani nel Comune di Molochio. E tante altre capillari attività nel territorio, che vanno dai Centri di Ascolto alle attività di prevenzione nelle scuole, dall’attività di progettazione e consulenza per enti pubblici e privati alle attività di formazione; dalle attività di volantinaggio ad attività di piccola manutenzione e altro.

Un sguardo agli ultimi e un modello di impresa sociale

Un corpo di idee che hanno trovato concretezza, mettendo a segno la proposta di partenza. Non si tratta di grande opere e di pose di prime pietre. Ma di spazi piccoli, a misura d’uomo, dove è possibile educare e pensare il LAVORO. Nella terra dell’eterna mancanza di lavoro, la Exodus Calabria dà lavoro a circa 70 persone. Un impegno organizzativo costante. Modelli di gestione che partono da condizioni di realtà, ma si innestano con formule nuove, volte allo sviluppo dell’impresa sociale.

Il principio di mutualità cooperativistica si accompagna al grande motivo ispiratore... Exodus...Esodo. Don Antonio Mazzi parla della necessità del viaggio e del movimento, se si vuole passare dalla terra dove vieni tenuto schiavo e prigioniero a quella della terra promessa, dove libertà e responsabilità determinano le relazioni. Lo sforzo a stare dentro a una parola abusata nel sud: la legalità. Quella del contratto e del rispetto dei diritti, che sono lì, pagina da leggere e da interpretare.

Non solo questione di diritti

Quella degli ultimi, che hanno diritto ad un’assistenza che si centri non solo sul problema, ma anche sulle risorse, quelle che vanno recuperate dal tragico esistenziale della persona che sta male, riportando prepotentemente a galla ciò che Simon Weil diceva: «Credo nel valore della sofferenza, nella misura in cui si fa tutto ciò che è legittimo per evitarla».


Adesso siamo anche suWhatsAppnon perdere i nostri aggiornamenti: VAI AL CANALE


Quella degli apprendimenti e delle buone prassi, che a differenza dei diritti che sono codificati e vanno soltanto inseguiti e posti in essere, che a differenza...abitano nella coscienza di chi opera e lavora e vanno risvegliati dalla consapevolezza che operare senza trovare escamotage e furbate, rende bene alla dignità delle donne e degli uomini che cooperano. Dopo trent’anni, una pagina ancora da scrivere, dalla speranza che viene dal Sud!

Articoli Correlati