Avvenire di Calabria

Il martedì della festa in onore della Madonna della Consolazione si rinnoverà l'offerta del Cero Votivo da parte del Comune

Madonna della Consolazione, le origini dell’offerta del Cero Votivo dal Comune

Una tradizione che affonda le sue radici nella grande devozione filiale che il popolo reggino riserva alla sua Patrona

estratto dagli studi di padre Giuseppe Sinopoli

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Il martedì della festa in onore della Madonna della Consolazione si rinnoverà l'offerta del Cero Votivo da parte del Comune di Reggio Calabria. Una tradizione che affonda le sue radici nella grande devozione filiale che il popolo reggino riserva alla sua Patrona.

Comune, offerta del Cero Votivo alla Madonna della Consolazione

L’offerta del cero alla Madonna della Consolazione ha, come si legge in tanti atti notarili e processi verbali, origini secolari. D’altronde la devozione dei fedeli verso il Signore, la Vergine Maria e i Santi ha costantemente accompagnato, ispirandosi alla Bibbia, la preghiera, con i doni dei fiori, delle candele e di altra natura, secondo le proprie possibilità, in segno della gratitudine per un beneficio ricevuto o della impetrazione di una grazia.


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Tra gli innumerevoli segni floreali e votivi, eccelle, in Reggio Calabria, l’offerta del cero alla Madonna della Consolazione. Atti notarili e processi verbali postumi ci tramandano la data, salvo i comprensibili refusi ortografici degli amanuensi, dell’offerta del primo cero, che risulterebbe essere del 1571, preceduta dalla motivazione, che, all’epoca, era la liberazione della Città dal morbo della peste. 

Una testimonianza di questi atti giunge dal 10 gennaio 1768 quando «nella chiesa del convento dei RR. PP. Cappuccini. In publica testimonianza del vero, e per quanto sia noto a tutto l’Orbe cattolico, le più che strepitose grazie impartite dalla Divina Clemenza, ad intercessione della Rejna de’ cieli sempre Vergine Maria sotto il mellifluo titulo di Madre della Consolazione alla rinata Città di Reggio, di cui con impegno dichiarossi Protettrice, ed avvocata mentre nell’anno 1571: per mezzo di celesti messaggi fé sentire al dolente Magistrato esser di già nostra Patria a dispetto dell’inferno fatto libera dal mostro contagioso della peste, che ammorbato avea il Regno tutto, esigendo solo che si portassero in questo Sagrosanto Tempio a renderne dovute le grazie, motivo per cui i Reggini a sì Possente Padrona han consagrato lor cuori ed annotarno di presentare in ogn’anno in picciol Tributo un Cereo». A firmare l'atto è il notaio dell'epoca Francesco Potarti.


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Il cero, infatti, veniva consegnato, adempiuto il rito offertuale nella chiesa dell’Eremo, come da plurisecolare consuetudine, dal Sindaco al padre Guardiano dei Cappuccini ed esposto nella stessa chiesa accanto a quelli degli anni precedenti.

Detto voto si è puntualmente rinnovato, perpetuandone la memoria con apposito atto notarile e con processo verbale, ogni qualvolta un fenomeno triste minacciava o colpiva la Città come quello della peste, delle invasioni turche, dei terremoti, della guerra, della carestia, del colera, della lebbra, delle alluvioni, ecc.

Al momento, gli atti notarili più antichi, di cui possiamo prendere visione, sono due.
Il primo, che è giunto a noi in copia originale, è quello del 30 aprile 1638. In esso si legge che i tre sindaci dell’epoca, Giuseppe Di Capua, Agamennone Roccabuono e Giovanni Oliva, “motu proprio”, hanno deliberato di celebrare ogni anno il 26 aprile, in segno di gratitudine, una solenne processione, esortando i posteri a confermare detto voto, facendo memoria, con animo grato e riconoscente, dei prodigi e delle grazie con cui la Madonna ha ricolmato la Città nei momenti di grande calamità e di imminente pericolo.

Detto atto succede ad un altro atto, datato 26 aprile 1638 (di cui però non conosciamo, al momento, l’esatto contenuto), in cui si sarebbe formalizzata, in forma ufficiale e solenne, l’offerta pubblica del voto del cero.

Il secondo, invece, porta la data del 24 giugno 1657 ed è stato, succesivamente, trascritto da Enrico Nava, frate cappuccino, e riportato dal mons. Antonio Maria De Lorenzo nel suo libro intitolato: “Nostra Signora della Consolazione Protettrice della Città di Reggio in Calabria. Quadretti storici”.

Esso registra la data della prima offerta spontanea del cero non del 1571, bensì quella del 1576 e precisa, tra l’altro, che «il General parlamento, avendo risguardo alli molti beneficii ricevuti dalla Madonna Santissima della Consolazione, tanto in aver liberato questa Città dal contaggio dell’anno 1576, quanto in averla preservata nel passato contagio del Regno, fu per esso General Parlamento “unanimiter et pari voto” concluso et determinato,”nemine discrepante”, che in rendimento di grazie, si dovesse dalla Città, a spese del Pubblico, fare la festa solenne a detta Madre Santissima, e portarle in recognizione ogni anno un Cereo, corrispondente al decoro della Città, conforme parerà alli signori Sindici, che pro tempore saranno; e che similmente in memoria di dette grazie si facci una marmora,; et in essa si dichiarino li benefici ricevuti, et il voto solenne, che al presente si fa per esso General Parlamento, di farsi ogni anno detta festa, et portarsi detto Cereo; quale marmora si affigga nella Casa di essa Città. E così fu per esso General Parlamento "unanimiter et pari voto concluso nemine discrepante"....»


PER APPROFONDIRE: Madonna della Consolazione, Morrone in Cattedrale: «È grande chi, da Gesù, impara ad essere piccolo»


La conferma dell’istituzione, in forma ufficiale e solenne, del voto del 26 aprile 1638 e quella del suo rinnovo del 24 giugno 1657, viene accuratamente menzionata, salvo, come detto sopra, i refusi ortografici degli amanuensi, in numerosi atti notarili processi verbali postumi.

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