Avvenire di Calabria

L'arcivescovo di Reggio Calabria - Bova ha presieduto la concelebrazione liturgica in occasione del 70° anniversario del tragico evento

Brancaleone ricorda l’alluvione del 1953, Morrone: «Fare memoria, un dovere»

Il parroco don Ivan Iacopino ha ricordato il momento drammatico, ma anche l'eccezionale pagina di storia della Chiesa che vide tra i protagonisti l'indimenticato monsignor Ferro

di Giuseppe Crea

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Domenica 3 dicembre, la comunità di Brancaleone, si è riunita presso la parrocchia Maria Santissima Annunziata per fare memoria del settantesimo anniversario dall’alluvione del 1953. Presenti l’arcivescovo, monsignor Fortunato Morrone, il sindaco Silvestro Garoffolo, l’amministrazione comunale, le autorità militari e i rappresentanti delle associazioni che operano nell’ambito del comune e dell’Area grecanica.

Brancaleone, 70 anni dopo l'alluvione: ricordato l'impegno di monsignor Ferro

Il parroco don Ivan Iacopino, promotore dell’iniziativa, dopo aver presentato i fatti storici, evidenziando come lo stato di calamità dichiarato settant’anni orsono fu più una scelta politica per ottenere finanziamenti che uno stato reale di pericolo, ha sottolineato: «ricordiamo una pagina drammatica ma fondamentale della nostra storia recente, imprescindibile per una lucida e corretta lettura dell’attuale realtà sociale, culturale ed ecclesiale di questa cittadina».


Non perdere i nostri aggiornamenti, segui il nostro canale Telegram: VAI AL CANALE


Un evento, ha aggiunto, che «ha ridisegnato non soltanto la topografia ma anche il tessuto sociale di questo popolo, provocando ferite e dissapori. Tuttavia una preziosissima pagina di Storia della Chiesa locale che se da una parte dà lustro ad eminenti personalità, quali il Venerabile monsignor Giovanni Ferro, don Orazio Leotta e don Domenico Iriti dall’altro, evidenzia la profonda pietà di una comunità antica e dal ricchissimo patrimonio morale e culturale: radice comune in cui riconoscersi e da cui costruire uno stile nuovo di comunità, che abbandoni le divisioni e le lotte di quartiere e si impegni a ricercare l’unità », ha concluso don Ivan Iacopino.

Il monito dell'arcivescovo Morrone: «Fare memoria del passato per guardare al futuro»

L’arcivescovo durante l’omelia ha invitato tutti a riflettere sull’importanza del fare memoria per guardare al futuro imparando dagli errori. Infine, entusiasta per la bella iniziativa, si è complimentato col parroco e l’intera comunità augurando un cammino che a partire dalla memoria possa guardare al futuro con speranza.

A conclusione della Santa Messa davanti ad una chiesa e piazza gremita e trepidante, monsignor Morrone, svelando insieme al parroco e al sindaco il monumento commemorativo, si è soffermato a lungo sull’opera apprezzandone la finezza e la bellezza dei particolari.

Il monumento in ricordo del tragico evento del 1953

Si tratta di un bassorilievo in bronzo realizzato dal maestro Giuseppe Barreca. L’opera ritrae nella parte alta a sinistra il borgo di Brancaleone, avvolto da precipitazioni violente e da un muro di fitte nubi che fanno come per allontanarsi mentre sulla destra vi è rappresentata l’antica statua di Maria Santissima Annunziata patrona della comunità, nell’atto di benedire il popolo accompagnato dal Venerabile Servo di Dio monsignor Giovanni Ferro, arcivescovo di Reggio Calabria e vescovo di Bova che campeggia al centro della scena.


PER APPROFONDIRE: Migranti, a Brancaleone sfiorata un’altra Cutro


Il pastore di venerata memoria, conduce il suo gregge con le braccia aperte in segno di accoglienza e di speranza. Raduna i figli dispersi, li soccorre e li consola mentre con la sua mano aperta indica una donna alla sua destra (figura della Comunità Parrocchiale) che è china su un vecchio uomo, rannicchiato sul ciglio della strada, sfiduciato e smarrito da quanto accaduto, mentre la mano sinistra è tesa verso un bambino, con il quale conversa che rappresenta la speranza ed il futuro della comunità. 

In basso a destra, sono rappresentate scene di distruzione con le persone intente alla raccolta di quanto rimasto del loro patrimonio e della loro laboriosa e serena quotidianità. Sulla sinistra da una parte don Orazio Leotta ultimo parroco del vecchio borgo di Brancaleone mentre conduce gli abitanti tra le braccia premurose ed accoglienti di don Domenico Iriti primo parroco della trasferita Arcipretura.

Nella scena compaiono inoltre: un albero d’ulivo dalle drupe bianche, detto anche “Ulivo della Madonna” coltivato da tempi antichissimi in questo territorio da cui si produce un olio pregiatissimo e trasparente anticamente usato per l’accensione delle lampade sacre; alberi di bergamotto pianta autoctona qui coltivata insieme ad una secolare quercia che ancora oggi si trova posta davanti alla chiesa di Brancaleone riconosciuta come un simbolo identitario.

Articoli Correlati