Avvenire di Calabria

Bolivia: sr. Montesinos, “fermare l’agribusiness, la febbre dell’oro avvelena i fiumi”

di Redazione Web

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(DIRE-SIR) “Bisogna fermare il modello colonialista ed estrattivista, anche in Bolivia, dove la febbre dell’oro avvelena i fiumi con il mercurio mentre il sud brucia, con dolo, anche grazie alle ‘leggi incendiarie'”. A parlare è suor Gladys Montesinos, missionaria in Amazzonia, tra le comunità Chimane. L’intervista con l’agenzia Dire si tiene a Roma, a margine di un incontro promosso dalla Federazione degli organismi cristiani del servizio internazionale volontario (Focsiv). L’appuntamento è una delle tappe della Terza carovana per l’ecologia integrale, un’iniziativa di sensibilizzazione che ha portato in Europa, prima in Francia e ora in Italia, nove attivisti sociali provenienti da cinque Paesi dell’America Latina.
Della congregazione delle carmelitane, da dieci anni in Bolivia, suor Montesinos vive in una regione del sud, nel bassopiano amazzonico abitato dai Chimane e da altre comunità e popoli nativi. “L’obiettivo della carovana è contribuire a un dialogo tra il Sud e il Nord del mondo, in particolare sul tema della transizione energetica”, spiega la missionaria. “È necessario coinvolgere le società civili, i politici, i rappresentanti della Chiesa: l’obiettivo è un accordo per difendere la nostra Casa comune”.
Il timore, anche in un Paese come la Bolivia, ricca di gas naturale, litio e altri minerali strategici per il comparto elettrico, è che ciò che nel Nord ricco crea benessere può avvelenare e uccidere nel Sud, ostacolando percorsi di giustizia, ambientale e allo stesso tempo sociale. “L’approccio estrattivista si fonda sul profitto economico e non prevede consultazioni con le comunità e i popoli nativi”, denuncia suor Montesinos: “Il risultato, in Amazzonia e in America Latina, sono le morti per la contaminazione dell’acqua e lo sfollamento di tante persone alle quali è sottratta la loro terra”.
Un altro allarme riguarda i roghi che per settimane hanno bruciato nel sud e nell’est della Bolivia. “Sono appiccati con dolo, per permettere l’espansione di monocolture intensive come quelle della soia transgenica”, denuncia suor Montesinos. “Il governo ha le sue responsabilità, perché non abolisce le ‘leggi incendiarie’, in vigore ormai da anni, che tutelano gli interessi dell’agribusiness”. Tra le norme contestate ci sono la “741”, che autorizza piccoli e medi proprietari a disboscare fino a 20 ettari per attività agricole e di allevamento, e la “1171”, che per i responsabili di incendi dolosi prevede la possibilità di pagare multe evitando il carcere.
Secondo le organizzazioni promotrici della carovana, il Conseilho indigenista missionario (Cimi), la Rete Chiesa e miniere (Rim) e la Red Eclesial Pana-Amazonica (Repam), una risposta alla crisi può arrivare solo da un coordinamento latinoamericano in dialogo con il Nord del mondo. Suor Montesinos evidenzia che il confronto dovrebbe coinvolgere la politica ai massimi livelli, in Bolivia dunque anche il presidente Luis Arce, del partito Movimiento al socialismo (Mas) proprio come il suo predecessore Evo Morales.
I due, alla vigilia di un anno elettorale, sono divisi da rivalità politiche. Lo scontro è culminato con l’organizzazione da parte di Morales della ‘Marcha para salvar Bolivia’, un’iniziativa di protesta che ha attraversato il Paese giungendo il 23 settembre nella capitale La Paz. La tesi di suor Montesinos è che però anche l’ex capo dello Stato, pur celebrato come il primo presidente con origini native della Bolivia, ha tutelato i Quechua e gli Aymara dimenticando le comunità amazzoniche e del sud.

Fonte: Agensir

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