Avvenire di Calabria

Tramontana: «Disponibili a sviluppare un percorso accanto a Libera»

Antiracket, gli imprenditori hanno scelto

Redazione Web

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Il tono della voce rimane sempre pacato. Parla di economia Ninni Tramontana, presidente della Camera di Commercio di Reggio Calabria, e descrive una Città che, pur imbarcamenandosi tra mille problemi, prova ad essere normale. Varca la porta della nostra redazione pochi giorni l’atto intimidatorio nei confronti della sua azienda di famiglia. Sul caso c’è il necessario riserbo dovuto alle indagini dei carabinieri in corso, ma Tramontana spiega l’azione, quella della tutela della legalità, che porta avanti dal giorno della sua elezione a guida dell’Ente Camerale. «I tempi sono maturi: gli imprenditori – dice – sono pronti a dire “no” e a metterci la faccia contro la ‘ndrangheta».

Un messaggio chiarissimo: «Si tratta di una piaga che va combattuta con coraggio e determinazione. Ripeto gli imprenditori oggi, però, sono più attenti e hanno molta più fiducia nello Stato», spiega dettagliando anche il percorso avviato in tema di antiracket: «Abbiamo avviato un percorso virtuoso: tutte le associazioni di categoria incontreranno Libera e svilupperanno un progetto comune sulla legalità».

Insomma fare l’imprenditore in Calabria non è affatto semplice.

All’estero disconoscono la Calabria; mi capita spesso di dover spiegare dove geograficamente ricade il nostro territorio. Manca un investimento serio sul “prodotto–Calabria”, anche se qualche risultato positivo inizia ad arrivare.

Quale?

L’export, nel 2016, è in crescita del 19%. Una percentuale che si traduce in numeri concreti: 180 milioni di euro in esportazioni, di cui 130 milioni provengono dal comparto agroalimentare. Numeri alla mano si può percepire quale settore è in fermento.

Ci sta dicendo che occorre tornare alle origini?

Ben il 50% dell’export agroalimentare deriva dall’industria chimica: parliamo delle essenze di bergamotto, peculiarità della nostra terra.

Basta questo per risollevare un territorio così economicamente depresso?

Bisogna dare un’identità economica al Reggio Calabria. Bisogna concentrarsi sui settori trainanti, partendo dai dati: turismo e agroalimentare sono altamente strategici e utili anche agli altri comparti, pensiamo al commercio e all’artigianato.

Turismo, sono decenni che se ne parla.

Anche in questo ambito qualcosa sta cambiando.Finalmente tutti gli enti coinvolti sono seduti attorno ad un tavolo: stiamo gettando le basi per un percorso che riparta dal basso. Il dialogo è fondamentale in tal senso: non c’è più l’esasperato individualismo, anzi si ravvede l’esigenza di ragionare insieme.

Quali sono gli altri comparti su cui poter investire?

Accanto a turismo e agroalimentare, va sottolineata l’importanza dell’edilizia e della metalmeccanica. Il primo è un settore in contrazione, ma che attende con ansia gli ingenti investimenti pubblici sull’area per avere una nuova linfa; il secondo, grazie alla presenza di uno stabilimento internazionale come l’Hitachi, sta generando un indotto molto interessante.

Lei citava gli appalti, una bella «gatta da pelare», restando in tema di legalità e di condizionamnenti mafiosi.

Serve una cabina di regia per monitorare la massima trasparenza sulle forniture pubbliche, bisogna evitare in ogni modo che ci siano delle ingerenze che possano “disturbare” il buon esito di queste opere ad appannaggio di pochi.

In tutto questo la politica, secondo lei, che deve fare?

In questo senso le già poche risorse degli Enti Pubblici vanno centellinate proprio verso il sostegno di quelle esperienze, già attive o in formazione, che operano nei comparti più produttivi. E poi controllare che i soldi dei contribuenti vengano spesi a dovere.

Un primo passo in avanti potrebbe essere quello di imitarla, rispetto alla trasparenza.

La giornata della trasparenza è obbligatoria per legge: ogni ente pubblico deve rendere consultabile il proprio lavoro ai cittadini–contribuenti, nel nostro caso le imprese. Al netto dell’aspetto normativo, personalmente, credo che sia fondamentale dare una testimonianza forte di una Camera di Commercio che è aperta al territorio. Trasparenza vuol dire anche legalità, non dimentichiamocelo.

180 milioni dall’export, 64% di disoccupazione giovanile. Numeri che si contraddicono.

C’è il rischio, serissimo, di ritrovarci tra vent’anni con una città “vecchia”. Questo va assolutamente evitato; però è il momento di una triplice responsabilità. La prima è quella delle famiglie che sono attratte dal mito del “posto fisso” nella Pubblica Amministrazione che purtroppo oggi è irrealizzabile; la seconda è la volontà dei giovani a formarsi rispetto a quelle che sono le esigenze del mercato del lavoro; la terza è quella delle imprese che devono avere più coraggio nell’investire sul proprio capitale umano.

In particolare, si legge nei report della Camera di Commercio reggina, come sui percorsi di alternanza scuola–lavoro nella Città Metropolitana di Reggio Calabria siano stati investi cinquantamila euro (a fondo perduto) per le attività degli studenti di sette istituti scolastici del territorio facendo maturare 80 stage di cui molti si svolgeranno anche all’estero per implementare la consapevolezza dei giovani sui nuovi mercati del lavoro. «Gli imprenditori – conclude Tramontana – stanno acquisendo la consapevolezza di quanto sia importante “influenzare” positivamente i ragazzi rispetto alla propria attività commerciale». Formare una “forza–lavoro”, infatti, rende più performante l’azienda. Così anche un territorio “difficile” come Reggio Calabria potrà essere altamente competitivo col resto del Paese e dell’Europa in termini di efficienza e qualità produttiva.

Davide Imeneo e Federico Minniti

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