Avvenire di Calabria

A Reggio Calabria c'è un luogo di incontro per malati e loro familiari: scopriamolo

Curare l’Alzheimer con le relazioni: la missione di Allegra-mente

Al Consultorio familiare "Raffa" un'esperienza che prosegue da anni, Maria Cara: «Ve la racconto»

di Mariarita Sciarrone

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Volontari e terapisti insieme per alleggerire il peso della malattia e creare fiducia con i pazienti e le famiglie: siamo entrati in un “Café” molto speciale di Reggio Calabria per conoscere nuovi modi di “prendersi cura” dei malati di Alzheimer.

Un luogo dove trovare accoglienza e supporto, affrontare con serenità tematiche spesso dolorose e scoprire nuove possibilità di relazione e comunicazione con le persone affette da Alzheimer. Con questa missione sono nati nel 1997 gli Alzheimer Cafè: spazi sicuri dove malati, caregiver e professionisti possono incontrarsi in modo informale e trascorrere alcune ore in un’atmosfera accogliente, focalizzata sull’ascolto.



Dal 2013, anche Reggio Calabria ha i suoi Alzheimer Cafè, ospitati nel Consultorio Familiare Diocesano “Pasquale Raffa” grazie all’Associazione Allegra-mente, presieduta dalla dottoressa Maria Cara. L’abbiamo intervistata per conoscere meglio le attività di supporto ai pazienti e alle loro famiglie.

Tra i fattori di rischio su cui si potrebbe intervenire per rallentare la malattia ci sono le scarse interazioni sociali. Quale soluzione ritiene auspicabile per favorire una maggiore socializzazione nei pazienti affetti da Alzheimer?

Una buona vita di relazione favorisce il benessere psicofisico della persona, mentre dove la patologia è presente una buona vita di relazione rallenta il progredire della patologia stessa. La soluzione più auspicabile sono gli Alzheimer Cafè, ma soprattutto i centri diurni, perché sono dei luoghi in cui il paziente, attraverso attività occupazionali come la stimolazione cognitiva, la musicoterapia, la ginnastica dolce, la cantoterapia, i laboratori di giardinaggio, di cucina, lo yoga, lo yoga della risata, può stimolare le abilità residue, quelle che restano dell’attenzione, della memoria, del linguaggi.

In che modo supportate i pazienti e le loro famiglie con gli Alzheimer Café?

Agiamo sia sul piano terapeutico che su quello sociale, grazie anche al prezioso supporto dei volontari. La figura dei volontari è particolarmente preziosa, perché se i terapisti indicano le attività da svolgere, i volontari instaurano rapporti di fiducia con i pazienti.


PER APPROFONDIRE: Alzheimer, la cura è l’AI: parla l’ingegnere calabrese che ha sviluppato la “terapia”


Rispetto alle famiglie cerchiamo di alleggerirle dal fardello della patologia con attività ricreative che permettono anche a loro di vivere momenti di leggerezza. Quando arrivano da noi sanno che per un’ora e mezza non sono soli e possono condividere la problematica del proprio caro con altre persone. L’incontro settimanale dell’Alzheimer Cafè è quindi fondamentale non solo per i pazienti, ma anche per i caregiver, che riescono a ritrovare un po’ di serenità.

Che attività sono previste quest’anno?

Abbiamo inaugurato gli Alzheimer Cafè il 26 settembre. Nel 2023, grazie ai fondi regionali, abbiamo ricevuto il sostegno del comune, ma quest’anno abbiamo iniziato su base volontaria, sperando di ottenere presto un nuovo contributo. Tra le attività in programma c’è il “Caffè Alzheimer itinerante”, con il quale saremo presenti nelle piazze della città per sensibilizzare l’opinione pubblica. Inoltre, chi lo desidera potrà sottoporsi a uno screening gratuito condotto da psicologhe e personale qualificato, per ottenere una prima diagnosi.

Secondo lei, in che modo le istituzioni potrebbero contribuire a migliorare il vostro lavoro sul territorio?

Sono fondamentali per prendersi carico dei pazienti e delle loro famiglie. Le associazioni di volontariato possono dare supporto, ma non possono sostituirsi alle istituzioni, cosa che purtroppo sta accadendo. Sarebbe auspicabile la promozione di centri diurni in città, che avrebbero una duplice funzione: rallentare il decadimento neurodegenerativo nei pazienti e alleviare il grave fardello che le famiglie affrontano in solitudine, sia dal punto di vista psicologico che assistenziale. Molte famiglie faticano a trovare assistenza qualificata per i loro cari, e i centri diurni potrebbero offrire un grande aiuto, perché consentirebbero ai pazienti di svolgere attività che rallentano la malattia, alleviando allo stesso tempo il carico delle famiglie, che non si troverebbero più ad affrontare tutto da sole.

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